Ciao amici, vi lascio un mio breve racconto, grazie a chi lo leggerà. * Genere paranormale*

                                    Nadia

Parte 1°
Prologo:
La notte calò improvvisamente sulla città abbracciandola come un mantello scuro, mentre la Luna risultava coperta da uno spesso strato di nuvole, le quali non promettevano nulla di buono. Un improvviso e burrascoso vento si infranse violentemente contro le mura delle case e palazzi come tumultuose onde contro gli scogli, sollevando nuvole di polvere dai bordi delle strade, facendo vibrare le lastre di plexiglas dei balconi del Municipio come fossero fuscelli. Un gattino visibilmente spaventato attraversò velocemente la piazzetta delle giostre per poi rannicchiarsi sotto una pedana di alluminio pochi istanti prima che un’accecante lampo squarciò il cielo nero pece seguito da un’assordante boato che fece vibrare il terreno. Una pioggia torrenziale inondò in breve tempo la città, illuminata da una infinita serie di lampi e profondi tuoni. Il gattino si rannicchiò ancora di più, osservando con occhi smarriti i fari di un’auto avanzare con una certa difficoltà in quella tormenta d’acqua associata a un forte vento.

Nello stesso istante dall’altra parte della città:

Parte 2°

Stefano si alzò dal divano sbadigliando recandosi verso la cucina, il turno di guardia medica risultò molto impegnativo quella sera lasciandolo completamente spossato. Riempì il bicchiere d’acqua fresca sorseggiandolo lentamente, dando una veloce sbirciata fuori dalla finestra, osservando con sguardo preoccupato l’imponente e temibile fronte temporalesco illuminato da una impressionante serie di lampi e da un borbottio sommesso crescente ” Sembra la fine del mondo…” mormorò posando il bicchiere sul tavolo, abbassando velocemente le tapparelle. Ad un tratto la corrente di casa andò via per qualche secondo per poi stabilizzarsi nuovamente, nello stesso istante il suo Black Barry nero rimasto sul divano squillò due volte. Stefano ritornò velocemente nel salotto controllando il telefonino, senza trovare tuttavia nessuna chiamata registrata. Controllò per sicurezza anche il cercapersone dell’ospedale, anche lì nessuna chiamata. Proprio in quel momento il Black Barry iniziò a vibrare e sul display apparve un messaggio da parte di sua sorella Nadia: ” Stefano raggiungimi al Punto Bar “
Stefano corrugò la fronte cercando di contattare con una certa agitazione sua sorella più volte senza riuscirci. Stranamente quel messaggio ricevuto scomparve dal display. Senza perdere altro tempo Stefano calzò un paio di scarpe da ginnastica e corse verso la sua Alfa Romeo Giulia rossa posteggiata in strada, partendo a razzo lasciando una lunga striscia nera sull’asfalto. La pioggia era talmente torrenziale che i tergicristalli non riuscivano a pulire il parabrezza neppure alla massima velocità, anche il forte vento complicava la guida rendendo quel tragitto un vero inferno. Il Punto Bar si trovava esattamente dalla parte opposta della città, circa una decina di chilometri, una distanza percorribile in breve tempo in condizioni meteorologiche normali. Stefano pigiò sull’acceleratore percorrendo il lungo viale alberato, le folte chiome dei larici erano strapazzate dal vento creando un’immagine surreale. L’auto affrontò l’ultima curva a elevata velocità percorrendo ancora un centinaio di metri, fermandosi sul piccolo piazzale del Punto Bar.
Stefano scese dall’auto fiondandosi dentro al locale, senza vedere nessuno.
<< Nadia! >> pronunciò a voce alta, osservando le luci accese del banco e del biliardo.
<< Stefano >> la voce di sua sorella proveniva dal fondo della saletta semibuia, Stefano avanzò vedendola finalmente, seduta nell’ultimo tavolino rotondo.
<< Nadia…che succede? >> pronunciò sedendosi di fronte a lei, osservandole il cappello beige che indossava. << Pensavo che ti eri disfatta di quel cappello >>
Nadia sollevò un poco le spalle. << La mamma lo portava sempre ricordi? >>
<< Si e vero…Nadia cosa succede? >> domandò Stefano corrugando la fronte.
<< Devi farmi una promessa Stefano >>
<< Cosa…? >>
<< Devi dirmi “lo prometto” >> esclamò Nadia con decisione.
Stefano ridacchiò. << Avanti Nadia, cos’è uno scherzo? >>
<< No non lo è…avanti prometti! >> insistette lei con tono secco.
<< Dici sul serio quindi >> mormorò Stefano spegnendo il sorriso sulle labbra. << D’accordo, lo prometto >> pronunciò sollevando la mano destra.
<< Bravo fratellino >> mormorò lei con occhi lucidi.<< Lo sai quanto ti vuole bene Massimo >>
<< Certamente, lui è il mio campione >>
<< Già proprio così…ascolta Stefano, ti prenderai cura di lui lo hai promesso>>
Stefano scosse il capo. << Ma…ma che stai dicendo Nadia >>
<< Non c’è molto tempo, promettimi che ti prenderai cura di mio figlio in tutto >>
<< Ehi aspetta un momento, non mi piace questa cazzo di discussione capito? >> esclamò Stefano agitando le mani per aria.
<< Le cose vanno come devono andare e nessuno può cambiare le regole e…>>
<< No basta così Nadia! >> sbottò Stefano sollevandosi in piedi, fissandola in volto.<< Ma che cazzo di discorsi sono, smettila mi fai stare male accidenti!>>
Nadia socchiuse gli occhi mentre una lacrima le scese sulla guancia. << Non c’è più tempo Stefano >>
Ad un tratto si sentì uno stridio di gomme e poi un devastante rumore provenire dalla strada. Il barista sbucato da dietro il bancone cominciò a urlare agitando le braccia per aria correndo fuori dal locale, altre persone accorsero e qualcuno gridò di chiamare un’ambulanza.
<< Ma che succede…>> esclamò Stefano lanciandosi anch’egli fuori dal locale, osservando il muretto adiacente al Punto Bar completamente sfondato e un’auto ribaltata in bilico nel fossato sottostante. Un gruppo di persone cercò di raggiungere l’auto ma qualcuno urlò di fermarsi e di aspettare i soccorsi che stavano per arrivare. In effetti in lontananza si udì la sirena dell’ambulanza seguita da un’altra, probabilmente quella della Polizia.
Stefano cercò di avvicinarsi all’auto, facendosi largo da tutte quelle persone che si agitavano.
<< Cosa fa non può avvicinarsi>> gli urlò qualcuno.
<< Sono un medico! >> esclamo Stefano deglutendo l’ansia che lo stava divorando da dentro. Ogni passo che faceva verso quella Renault Clio bianca gli sembrava di affondare nelle sabbie mobili, provando un qualcosa di indefinibile implodergli nel corpo.
<< Non è possibile…mio Dio, non è possibile!! >> urlò con tutte le sue forze cercando di aprire la portiera, nel frattempo arrivarono i soccorsi che lo allontanarono, mentre i Vigili del Fuoco adoperarono delle pinze idrauliche per scardinare le lamiere contorte, permettendo di estrarre la persona all’interno della carcassa deforme.
Stefano riuscì a svincolarsi dalla stretta di un soccorritore, lanciandosi verso il corpo della donna stesa a terra, inginocchiandosi accanto con occhi sbarrati e fiato corto.
<< Nadia…ma come è possibile…non…non puoi essere tu…>>
balbettò Stefano sudando freddo, con il corpo che tremava come una foglia carezzando teneramente il viso della sorella.
<< La conosce?>> domandò un soccorritore.
Stefano annuì con il capo, sollevandosi in piedi.
<< Massimo! >> urlò lanciandosi verso quell’ammasso di lamiere contorte, immediatamente bloccato da due poliziotti.
<< Si calmi, cosa vuole fare>> gli disse uno di loro tenendolo per un braccio.
<< C’è mio nipote…mio nipote Massimo là dentro!! >>
<< Ha ragione! >> un soccorritore sollevò il divanetto posteriore che ricopriva il corpo inerme del ragazzino.
<< Lasciatemi sono un medico! >> gridò in preda alla disperazione, tastando immediatamente il polso del nipote.
<< Ha solo perso i sensi, si riprenderà>>
Stefano prima di salire sull’ambulanza si fermò a osservare il Punto Bar, cercando di darsi una spiegazione plausibile. L’unica cosa certa era quella della promessa fatta alla sorella, tutto il resto sorvolava i paesaggi dell’anima, sconfinando nell’ignoto.
Ora doveva pensare a suo nipote Massimo.

                                                   Sergio Pizio