Racconti: CI SI CONSENTE, di Vittorio Zingone

Ci si consente di porci sempre le medesime domande, di darci le medesime risposte che non accetta volentieri mai nessuno, non accettiamo per primi noi medesimi.   

Se d’acconsentir si finge, lo si fa perché al momento forza non si ha di dissentire, di proporre una propria domanda, di darsi una risposta, ma sol per far cultura, per fare storia, per aggiungere punti di riferimento   da cui ripartire fino all’attimo di stendere le cuoia.   

Si ipotizza una corretta conoscenza a partire dalle affermazioni della Bibbia, del Corano, d’ogni altro Libro che l’umana mente pur produsse e rese sacro perché fosse più difficile contrastarne i principi primi, i fini ultimi.   

Chi scrive libri sacri è di solito qualcuno vissuto tra realtà e interpretabile leggenda per non essere raggiunto facilmente e gettato come tanti altri nella polvere.   

Se pure tali autori si contestano, lo si fan con intimo timore, con una reverenza tale da non vestirsi d’autorità, da non essere seguiti   che da uno sparuto manipolo di timidi discepoli: non si sfasciano castelli, palazzi di valore  senz’essere additati da chi presceglie il cuore, li si lascia andare alla deriva, li si abbandona  sul ciglio della strada, li si fa morire d’inedia.   

La Verità non è di questo mondo perché nessuno al mondo sa creare realtà  con la sola forza del povero pensiero.   

Andiam per questa piuttosto che per quella strada giunti agl’infiniti, sempre più numerosi crocevia; sarà pura fortuna l’ulteriore strada che conduce all’unico traguardo da raggiungere e non verso una meta  dove non c’è ad attenderci nessuno.