Sento i tuoi passi nella sala, sento in ogni nervo i tuoi rapidi passi che nessuno nota altrimenti. Intorno a me soffia un vento di fuoco. Sento i tuoi passi, i tuoi amati passi, e l’anima fa male.
Cammini lontano nella sala, ma l’aria ondeggia dei tuoi passi e canta come canta il mare. Ascolto, prigioniera dell’oppressione che consuma. Nel ritmo del tuo ritmo, nel tempo del tuo tempo batte il mio polso nella fame.


KARIN BOYE (trad. Daniela Marcheschi)
Karin Boye (1900 – 1941) fu una poetessa svedese, femminista e bisessuale, con grande scandalo, perché allora anche in Svezia l’omosessualità era un reato penale. Selma Lagerlof le pubblicò le prime poesie, raccolte nel libro “Moln” del 1922. Si appassionò a Schopenhauer e al buddismo, poi si convertì al cristianesimo. Fu in cura a Berlino, e il suo psicoanalista, Walter Schindler, le pronosticò il suicidio entro 10 anni. Infatti morì suicida 41enne nel 1941, lo stesso anno di Virginia Woolf e di Marina Cvetaeva; un mese dopo si uccise anche la sua compagna Margot Havel. Questa lirica è tratta da “For tradets skull” del 1935; notevole il fatto che l’io lirico sottintende un TU indeterminato, con l’omissione del pronome in terza persona. Stilema proprio, in Italia, di Montale. Bella la doppia metafora ‘l’aria ondeggia dei tuoi passi/ e canta come canta il mare’.