Appunti di un ragionamento ( capitoli 13 e 14 ultimo ) di Bruno Mattu

Un romanzo di Bruno Mattu che si compone di 14 capitoli, pubblicheremo 7 post in sequenza con due capitoli ciascuno, ecco i primi due… Pier Carlo Lava 

“Premessa”

Nella vita di un uomo la Luce gioca sempre un ruolo fondamentale, fin da quando apre gli occhi per la prima volta e lascia che vi penetri dentro.

Senza di essa non riuscirebbe neppure a guardarsi e a capire chi è o cosa potrebbe essere.

Ne sono passati di anni dal momento in cui Stelvio ha conosciuto la Luce.

E’ un nome buffo il suo, di quelli che non si sentono spesso in giro. Lo conoscono in pochi e sono loro che lo chiamano quelle rare volte che lui si sente chiamare da qualcuno. Molti che lo frequentano non ci sono più: i lustri quando passano e ne trascorrono in tanti, sembra che non possano fare a meno di cancellare da vicino le persone che più sono care. Una persona più va avanti e più gli sembra di vivere come in una forma di groviera, circondato da tanti buchi, i vuoti lasciati da coloro che sono volati via, dai quali non si può avere più la risposta alle domande che gli si fanno. La tristezza viene proprio da quell’improvviso silenzio che tace a tutte le domande.

Ha il nome di una montagna: forse perché la madre nel generarlo aveva avuto l’impressione di vedervi una persona forte, salda sui propri principi, come sono salde le pendici di una montagna.

Il padre l’aveva visto, ma era troppo indaffarato nei suoi impegni di lavoro per trovare il tempo di pensare un nome.

Stelvio. Ora che sono trascorsi decenni, la cima della sua persona si è imbiancata, proprio come la vetta di quel monte da cui trae il suo nome.

Non è molto alto , ma le sue gambe sono ancora solide.

In questo mondo in cui si misura tutto, dal primo respiro all’ultimo anelito, si sente sempre il bisogno di paragonare. Anche l’età delle persone viene paragonata a qualcosa per rendersi conto del suo trascorrere, anche se basterebbe guardarla in fondo agli occhi una persona e capire che quella che le si attribuisce con i numeri, in realtà è diversa da quella che essa vive dal di dentro.

Anche lui esprime con gli sguardi un’età differente da quella che i capelli bianchi, il viso scavato e le dita lasciano presumere.

In effetti si può parlare di un’età indefinita.

E’ lo spirito che si ha dentro che determina il reale stato d’invecchiamento di una persona.

Spesso le persone giovani sono maggiormente invecchiate di quelle anagraficamente anziane.

Sono gli occhi che fanno la differenza tra le persone, o meglio, è dagli occhi che si scopre quanto si sono arrugginite le persone.

Gli sguardi di chi si volge intorno rivelano apatia e indifferenza o curiosità e interesse.

Chi è sicuro di aver già visto tutto, non spreca tempo a voltarsi e si annoia a tenere ancora a lungo gli occhi  aperti. Chi , invece, sente di non aver affatto imparato mai abbastanza, non vorrebbe mai chiudere gli occhi e si aggira  con la stessa ingenua curiosità di un bambino.

Un bambino, già, ma chi riesce ad esserlo a lungo?

Cap. XIII

 “Cos’è esattamente la Cultura ?

È uno strumento indispensabile che misura il grado di evoluzione di una specie.

Ogni specie ha un suo bagaglio culturale che si tramanda da individuo a individuo.

Nelle specie animali può essere l’abilità a sfuggire agli agguati o a procacciarsi il cibo più o meno con facilità, ecc.

Nella specie umana invece racchiude anche l’elaborazione del Pensiero attraverso diversi sotto strumenti. I graffiti nelle caverne dove vivevano gli uomini primitivi sono la prima testimonianza scritta della vita vissuta.

La scrittura è indispensabile per lasciare traccia testimoniale del pensiero, da cui il detto “Verba volant, scripta manent”.

La scrittura è senz’altro il sotto-strumento principe attraverso cui si trasmette la cultura.

La cultura per esprimersi ha bisogno di tempo: per elaborare in forma compiuta tutte le varie espressioni e i portati che è in grado di trasmettere. Ha spesso il vezzo della ricercatezza nell’uso di un linguaggio tutto suo, spesso avulso da quello corrente parlato comunemente dalle moltitudini.

È questo il suo difetto principale, che la fa a volte restare lontano dal vivere quotidiano.

Durante le sue prolungate assenze, nel vivere quotidiano delle moltitudini si sono inserite tutta una serie di sotto-culture che hanno preso il sopravvento sulla Cultura.

Non è più riuscita a rientrare. È rimasta ai margini, come un qualcosa di lontano dall’affannarsi del quotidiano.

Aveva bisogno di troppo tempo per esprimersi, con tutti i suoi rimandi e tutte le sue inesplorate profondità. Troppe per la piccola vita dell’oggi, così estesa in lunghezza, ma al tempo stesso, limitata in altezza. Si è tutti troppo presi a correre a testa bassa per capire verso quale direzione corre questa massa informe della quale, inevitabilmente, si è parte.

La Cultura è alta, troppo anche nei pensieri per arrivare a scalarne una piccola parte: meglio accontentarsi dei bignami che ci propina la televisione.

La Cultura è anche nella fatica dell’apprendimento, nel tempo che si impiega nel difficile cammino della comprensione delle tracce scritte lasciate nei libri dai cammini di altre persone che ci hanno preceduto.

Non si può rinunciare ad incamminarsi, perché la fretta che avvolge questo nostro tempo ci propina la menzogna che è fatica persa il cercare qualcosa che forse non esiste, mentre esiste il bisogno di distrarsi, di godere del proprio tempo libero.

Il tempo libero, già, ma cos’è?

Cap. XIV

 “Cos’è il tempo libero ?

L’uomo moderno, capace di tante fantastiche innovazioni e miglioramenti, che lo hanno portato a poter vivere lontano dagli stenti e dalla fatica, che invece hanno a lungo accompagnato i suoi antenati, si è anche trovato davanti questo essere, che a lui sembra nuovo e che spesso non sa come utilizzare.

Il tempo libero è quella parte del tempo della vita quotidiana che ogni individuo riesce a mettere da parte per sé, una volta che ha svolto le sue mansioni lavorative della giornata.

Non è un’invenzione della modernità, quanto piuttosto una riscoperta. Gli antichi lo chiamavano “otium” e ne disponevano in abbondanza. La stessa civiltà contadina, che pure aveva  dei ritmi di lavoro pesanti, in alcuni periodi dell’anno consentiva degli ampi momenti di tempo libero.

La civiltà industriale aveva costretto determinate fasce della popolazione a non averne più con ritmi produttivi assurdi: chi lavorava 11-12 ore in fabbrica o in miniera non aveva appena che il tempo di riposarsi, che doveva ricominciare a produrre.

Oggi la democrazia ha permesso un po’ a tutti di goderne ed in questo consiste la novità.

Un problema esiste: così come è tutto il vivere che è compresso dall’ansia generata da una fretta smodata, anche il tempo libero non è un vero momento di pausa in cui rigenerarsi, ma viene vissuto spesso come un qualsiasi altro frammento del vivere, con le stesse angosce e la stessa incapacità di assaporare.

La società induce al consumo anche del tempo libero, come se si trattasse di un prodotto e non di uno spazio temporale in cui poter “essere altro”.

Il risultato è che ci si assiepa davanti gli stessi luoghi, con lo stesso stress di tutti i giorni e quasi non si capisce, tra tutti gli individui che si muovono, in tutte le direzioni e con la stessa fretta, quale stia andando a lavoro, quale a far la spesa e quale stia godendo di un momento di meritato riposo.

La società dell’opulenza costringe ad essere perenne ingranaggio di un sistema del quale si è ormai perso il controllo del suo funzionamento.

Fine…

Capitoli precedenti….

Appunti di un ragionamento ( capitoli 1 e 2 ) di Bruno Mattu

Appunti di un ragionamento ( capitoli 3 e 4 ) di Bruno Mattu

Appunti di un ragionamento ( capitoli 5 e 6 ) di Bruno Mattu

Appunti di un ragionamento ( capitoli 7 e 8 ) di Bruno Mattu

Appunti di un ragionamento ( capitoli 9 e 10 ) di Bruno Mattu

Appunti di un ragionamento ( capitoli 11 e 12 ) di Bruno Mattu