Sul molo il vento soffia forte. Gli occhi
hanno un calmo spettacolo di luce.
Va una vela piegata, e nel silenzio
la guida un uomo quasi orizzontale.
Silenzioso vola dalla testa
di un ragazzo un berretto, e tocca il mare
come un pallone il cielo. Fiamma resta
entro il freddo spettacolo di luce
la sua testa arruffata.

SANDRO PENNA, 1950

Sandro Penna (Perugia 1906 – Roma 1977), diplomato in ragioneria, è il maggiore lirico italiano del ‘900. Le sue poesie sono colorate e visive. Questa è fatta di vento, luce e mare. Le immagini memorabili sono ‘va una vela piegata… uomo orizzontale’ ‘un berretto tocca il mare come un pallone il cielo’ ‘Fiamma… la sua testa arruffata’. Versi endecasillabi, perfetti, una sola rima, identica e verticale, ‘luce’. La sua dote maggiore è il lessico chiaro e semplice, connotato da un’immediatezza nascosta, pur essendo studiata. Fu scoperto da Saba, cui somiglia, avendo come riferimento comune il Pascoli di ‘Myricae’. Visse appartato, con orgoglio, la propria omosessualità; di carattere ombroso e solitario, trascorse gli ultimi anni a Roma, in una casa sempre più sporca, colma di medicine, perché era ipocondriaco. Senza reddito alcuno, venne aiutato dal suo critico maggiore, Cesare, Garboli, e da Pier Paolo Pasolini. Oggi è poco conosciuto, pur avendo suscitato l’ammirazione di Gadda Gatto Solmi Sinisgalli Ferrata Mengaldo Baldacci ecc. Nel 1957 ricevette, con lo scandalo dei benpensanti, il premio Viareggio. Cito in epigrafe due giudizi rilevanti: «la natura totalmente trasgressiva della tematica di Penna postula assolutamente un linguaggio non trasgressivo» (Pier Vincenzo Mengaldo). «Penna è il solo poeta del Novecento il quale abbia tranquillamente rifiutato, senza dare in escandescenze, la realtà ideologica, morale, politica, sociale, intellettuale del mondo in cui viviamo.[1]» ( Cesare Garboli).