“LA CAVALLA STORNA”, di Giovanni Pascoli, recensione di Elvio Bombonato
“LA CAVALLA STORNA” è il capolavoro del Pascoli mortuario.
Mi piacerebbe commentarla tutta, ma consta di 31 distici regolari a rima baciata. Cavalla, e non cavallina, come è scritto nel ritornello.
La cavalla storna (perché di pelame grigio con macchie bianche) riportò a casa il padre di Pascoli -12enne in collegio a Urbino -, ucciso da colui che gli subentrerà nell’amministrazione della Tenuta Torlonia a San Mauro in Romagna.
La scena è sacrificale e atroce: ieratica è la madre, che celebra l’interrogazione della cavalla come fosse la sacerdotessa dell’oracolo. Una storia di lacrime, sangue e mistero, connotata da una luce visionaria, che la colloca fuori dal tempo (Giuseppe Nava).
Versi memorabili: ‘adagio facesti la tua via,/ perché facesse in pace l’agonia’; ‘con negli orecchi l’eco degli scoppi,/ seguitasti la via tra gli alti pioppi’; e i supremi ‘ora, i cavalli non frangean la biada:/ dormìan sognando il bianco della strada’.

foto wikipedia
Adoro questa poesia non so quante volte l’ho letta da bambina sul sussidiario di mio padre 😍
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