Via Oberdan n. 7

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        Dalla terrazza sul tetto di rossi gerani

 il rigoglio a richiamo di un tempo che

rampolla  nel cuore. Era allora lo sguardo

 disteso su case e chiusi giardini nello

stupore degli  occhi senza confini.

         Era torre di sguardi lassù dalla cima

fatta di scale di pietra e fatica dove

 stendere sogni fatati su gradini di cielo

da salire con piccoli piedi tra lenzuola

stese bandiere a profumare di buono

e di bianco l’età innocente dai denti

di latte custoditi in anfratti tra cocci

di vasi come nicchie di dono preteso.

              In via Oberdan al numero sette,è rimasto

tra i cocci qualcosa di me: un allora  senza pretese

ginocchia di callo,guance paffute  e mani tese

ad afferrare la una nel cielo scoprendo che

la felicità la potevo afferrare con  pochi

denti ma masticare piano, per farla durare

come le bambole belle ma molto rare.