Nelle fresche ore, di Vittorio Zingone

Nelle fresche ore   

Nelle fresche ore antelucane,  

Ancor gli occhi cisposi, insonnoliti,  

M’avvio a salutar l’azzurro mare,  

A lasciarmi un attimo ninnare  

Dal frangersi dell’onde sulle rive,  

Dai riverberi del sol che sta per sorgere,  

Dai selvosi versanti delle Serre calabre.    

Intanto che il mare va, vado pur’io  

Con l’anima che pian pianin si smaga   

E canta all’unisono con l’onde  

Un canto che non ha nota favella,  

Ma pur mi s’assomiglia a suono d’organo  

Che mani esperte fan melodiare.  

Fuggono le stanchezze, i crucci fuggono,  

Rimane un appagamento dentro l’anima   

Che travalica le avversità di questo vivere  

E ti trasporta in arcane lande d’Eden  

Dove grato sarebbe issare tende   

E, sazi d’infinito, dimorare.

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