“Molti affetti sono abitudini o doveri che non troviamo il coraggio di interrompere.”
(Eugenio Montale)

Riporto la metafora utilizzata dall’autore per descrivere la natura di alcune nostre interrelazioni, situazione che è tristemente comune per tanti di noi.

Non solo le amicizie, a volte persino gli amori, vengono mantenuti più per comodità che per interesse. Questo atteggiamento, oltre ad essere profondamente triste, è anche contro la natura stessa degli affetti i quali – per definizione – devono essere sinceri, spontanei, piacevoli.

Il contrario sono invece le abitudini e i doveri che vengono svolti senza attenzione nel primo caso (routine) e come fastidiosi, ma falsamente necessari, nel secondo.

Se gli affetti si trascinano fino a diventare doveri, quello che manca, per dare una svolta alla situazione, è proprio il coraggio di interrompere qualcosa che non solo non dà più soddisfazioni, ma non è neanche onesto nei confronti di noi stessi, né degli altri individui coinvolti.

È curioso doverlo pensare, eppure, in una società come la nostra, dove i cambiamenti – di lavoro, di interessi, di città – sono all’ordine del giorno, gli affetti hanno mantenuto un aspetto che li fa percepire come doverosamente immutabili.

Anche se sappiamo perfettamente come, tutto ciò, altro non sia che l’alibi perfetto per la nostra abulia emozionale. Alla felicità preferiamo le zavorre, peccato, ci facciamo del male da soli.


“Per essere felici ci vuole coraggio.”
(Karen Blixen)

@lementelettriche – di Paola Cingolani