Siamo, forse, destinati a un destino sconosciuto e incomprensibile, a un futuro che ancora non ci appartiene e tuttavia ci spaventa, forse siamo destinati a perdere del passato ogni sua forma abituale e spargere nel nuovo un qualcosa che a noi ancora non appare. Siamo, forse, destinati a nascondere o dimenticare tutto quanto può essere emozionale o causarne tale sensazione, e forse vivere semplicemente senza crearsi ulteriori conflitti interiori. Siamo, forse in una camaleontica disgregazione da mutare pure il nostro aspetto e non conoscere più della bellezza l’esteriore e custodirla nell’io personale, siamo, forse, cambiando la superficie della nostra pelle togliendo inaspettatamente anche quello sottostante, e scoprendo, forse e/o magari, un volto nuovo o se non altro, un aspetto diverso e forse, spero, anche migliore.

Siamo, forse, alla fine di una lunga, quasi eterna generazione e non ne siamo capaci, intellettivamente e emozionalmente, di poterla capire.

Siamo, sicuramente, il meglio e il più sensibile che possa ancora rimanere, il futuro, almeno personalmente, non ci appartiene, siamo, sicuramente, ancora scudieri di un sentimento che si chiama amore.

Roberto Busembai (errebi)

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