Momenti di poesia. Vivere, di Vittorio Zingone
Vivere: che grande avventura
è quest’ardere come facella e poi spegnersi,
essere accolto nel tutto o nel nulla!
Lasciarsi scorrere senza oppor resistenza
al fiume infinito del tempo;
come il giunco che piega se stesso
alla piena dell’irato torrente,
per poi sano e salvo rialzarsi
quando l’ira è svanita,
così converrebbe agisse ogni creatura vivente.
Non dare importanza a un errore genetico,
non prendersela per ciò che entità d’altri mondi
obbligan la carne a subire e allo spirito inerme.
Lasciare che il tempo s’annulli in un mare suo proprio,
lasciar libertà alla nostra memoria di riesumare carcasse,
fuggevoli istanti di gioia o dolore, di riso o di pianto;
non lasciarsi impressionar più di tanto,
resistere al mago che ci volesse convincere
che il soffrire è un dato perpetuo e non un puro accidente
che ci coinvolge in successivi, ma ben precisati momenti;
il resto e ricordo dell’ieri, timor del domani;
a voler esser sapienti, stoici precisamente,
dovremmo ridimensionare qualsiasi accidente
che abbia a che fare con la creatura vivente.
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