“Qui non c’è nulla: né destra né sinistra. Qui si vive alla giornata, fra l’acqua santa e l’acqua minerale.”

(Leo Longanesi)



Credo sia esattamente così: siamo un popolo particolarmente inaffidabile, sotto ogni punto di vista. Vincono sempre tutti, non perde mai nessuno, all’abbisogna si tira fuori il proclama più redditizio e passa la paura.


Non c’è la necessità di mettersi in discussione, la laicità dello stato è un modo di dire e gli eroi – quelli veri, che si sono immolati sull’altare della giustizia – servono soltanto perché si possa fingere meglio di rifarsi a qualche sano principio, pur essendone completamente privi.


Siamo avvolti dall’ipocrisia, quella stantia per la quale andiamo a sprecare le rare buone intenzioni altrui, convinti che poi basti pregare il santo (o la santa) di turno.


Molto meglio se ci battiamo il petto sotto alla croce di Gesù dopo aver tradito qualcuno che non ci nuoceva affatto, s’intende.
Un conto è il direttore, un conto è il principale: il capo supremo è più padrone d’ogni cosa, incluso quel perdono che pensiamo ci riguardi di spettanza, per diritto acquisito. Come fosse una retribuzione dovuta.


Ci facciamo il sangue amaro, ci mastichiamo il fegato ma, poi, pretendiamo di vivere senza tossine e – come un bicchiere d’acqua termale o minerale – ci beviamo le bugie più venefiche, salvo poi riportare l’anima a bagnarsi d’acqua benedetta.


Di sicuro ci accaparriamo l’effetto candeggio, o almeno ne siamo fortemente convinti. Altrimenti, così non fosse, non si spiegherebbero certi modi.


Oggi è accaduto di nuovo a me: tu – vespa che vieni a pungolarmi ovunque – se non puoi avvelenarmi ti ammanti indebitamente di quella devozione, ad uso Sindone, che mi è diventata un sudario.


Lascia che te lo dica ancora e ricordati: è inutile che vai a pregare se devi sprecare ed insozzare ogni cosa bella. Prima mi dispiaceva, poi mi hai nauseata, oggi ho sublimato tutto con una lucida indifferenza.


“Apri la mente a quel ch’io ti paleso
e fermalvi entro; ché non fa scïenza,
sanza lo ritenere, avere inteso.”

(Dante Alighieri)




@lementelettriche – di Paola Cingolani

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