Massimo Sartelli: COVID-19 – I SUPER-DIFFUSORI

I SUPER-DIFFUSORI

Ormai l’abbiamo imparato, R0 (r-con-zero) indica il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile a un nuovo patogeno e fotografa la contagiosità media del coronavirus SARS-CoV-2 in un dato luogo e in un dato momento.

Ma c’è un numero che, col passare dei mesi e l’aumentare delle cose che sappiamo del coronavirus e di come si trasmette, potrebbe essere ulteriormente importante, nonostante rimanga largamente sconosciuto: è k, il cosiddetto “fattore di dispersione” e descrive quanto una malattia tenda a raggrupparsi: in particolare, se questo valore è intorno a 1, come nel caso dell’influenza, la diffusione non si concentra in cluster. Al contrario, valori più bassi di k, come è per Sars-Co-V-2, indicano che la trasmissione proviene da un minor numero di persone.

Studi hanno stimato che in alcune circostanze pochi contagiati sarebbero responsabili di una grande parte dei nuovi contagi.

Gli eventi di super-diffusione sono già stati descritti in passato per diverse malattie infettive, in particolare quelle che si trasmettono per via aerea. I dati epidemiologici raccolti fino a questo momento sembrano confermare che anche la diffusione della COVID-19 sia dovuta, in alcune circostanze, a eventi di super-diffusione. Emblematico è il caso, riportato da diverse testate giornalistiche, del coro parrocchiale di Mount Vernon, nello stato di Washington (USA): sulla base di quanto ricostruito dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi, un’unica persona è stata in grado di contagiare, durante una singola giornata di prove, altri 53 coristi.

Il 30 settembre è stato pubblicato su Science e coordinato dal Center for Disease Dynamics, Economics and Policy di New Delhi uno studio condotto in India su oltre mezzo milione di persone esposte al coronavirus e che conferma la responsabilità della diffusione del COVID-19 – e probabilmente dei virus in generale – da parte di una piccola percentuale di infetti che si trovano nelle condizioni sociali di diventare super-diffusori. I risultati mostrano che la maggior parte dei pazienti – il 70% delle persone infette – con COVID-19 non ha mai infettato nessun altro. 

Queste potrebbero essere persone che si trovano in spazi affollati e chiusi, e praticano attività come cantare o parlare a voce alta senza indossare una mascherina. Oppure persone che fanno sport di contatto (vedi i calciatori) e sviluppano – per forza di cose senza mascherina – una respirazione profonda per via dell’intensa attività fisica. Questa piccola parte dei contagiati che si troverebbe a svolgere una di queste attività senza dpi sarebbe responsabile di una parte della diffusione in una popolazione.