Scene da un probabile inferno

(secondo episodio di Parker)

Eddie, l’amico di Parker, invita a casa sua il detective per chiedergli un favore: andare a trovare l’ex compagno di Juana, la sua collaboratrice domestica, la quale da quest’uomo ha avuto una bambina che ha voluto tenergli nascosta. Il motivo è riuscire a farsi dare del denaro che serva ad aiutare in qualche modo la madre e la piccola. Nel frattempo Ted, collega di Parker, dà inizio ad un’indagine il cui scopo è strappare dalle grinfie di una setta religiosa, denominata “Movimento per la salvezza”, il giovane Daniel; e lo fa mettendosi in contatto con un certo Barnes, ex adepto della setta, la cui vicenda all’epoca dei fatti suscitò parecchio interesse nell’opinione pubblica tanto da appoggiare le iniziative dei suoi familiari mirate alla “liberazione” del loro ragazzo. I due investigatori privati, dopo un lungo e laborioso lavoro, si ritroveranno nell’abisso dell’Inferno e dovranno vedersela proprio col diavolo in persona.


Il precedente episodio ci aveva lasciato con l’apertura di un nuovo caso che Parker doveva risolvere, incuriosendoci a proseguire nella lettura del secondo racconto.

In “Scene da un probabile inferno” il detective insieme ai suoi soci si imbarcheranno in una nuova avventura molto intrigante e raccapricciante.

In questo episodio l’autore ci mostrerà meglio le persone che collaborano con il detective Parker.

Il detective e il suo staff, insieme alla polizia eseguiranno ricerche incrociate, davanti a una birra si scambieranno le informazioni ottenute e si arriverà così alla scoperta di una sconvolgente conclusione.

Non mancheranno i colpi di scena, conosceremo il carattere un po’ irascibile ma anche intraprendente, sia nel lavoro come in amore, di Parker, contrapposto alla compostezza dei suoi fedeli collaboratori, le vicende così narrate ci terranno incollati fino all’ultima pagina.

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Salgono a fila indiana la scala a chiocciola con Parker nel mezzo fra il titolare del locale e i due guardaspalle. Chiusa la porta, della musica roboante non si sente nemmeno una flebile nota; è come essersi allontanati da quell’atmosfera psichedelica diverse miglia. Miracolo della tecnologia.
«Si sieda.»
Il detective si accomoda davanti alla scrivania. «Un posticino tranquillo» osserva guardando ai suoi fianchi i due “armadi” rimasti in piedi.
«Potete uscire» il capo libera i suoi guardaspalle. «Si sente meglio?»
«Perché me lo chiede?»
«Le ho notato addosso una certa ansia…»
«Si riferisce… oh, no, solo che mi facevano un po’ pena» risponde sornione Parker.
«Davvero?»
«Già! Così grandi e grossi ma, statici come manichini, sfido chiunque affermi che non si provi disagio.»
«È il loro lavoro» replica il titolare del locale.
«Lo so; rimane pur sempre una posizione scomoda.»
L’uomo osserva con un ghigno divertito il piccolo monitor posto sulla scrivania, il quale mostra le immagini dei due guardaspalle mentre consumano un drink seduti al bancone della sala.
«Qual è il suo lavoro, Signor…»
«Parker, John Parker.»
«Mi chiedevo quale fosse il suo lavoro… non vorrei sembrarle troppo indiscreto…»
«Sono un investigatore privato.»
Per un momento all’uomo manca il respiro. «Parla sul serio?»
«Sulla mia professione non mi piace scherzarci sopra.»
«Cosa c’entra la sua amica…»
«La nostra amica!» puntualizza il detective.
«Sì, voglio dire, cosa c’entra lei con tutto questo?»
«Col mio lavoro, assolutamente nulla!» risponde Parker. «È una gran brava cuoca! Oh, mi perdoni, non le ho nemmeno detto di chi sto parlando.»
«Il fatto che l’ho lasciata proseguire significherà qualcosa, non crede?»
«Già!»
«È l’unica delle donne che ho conosciuto che sapesse veramente cucinare» ammette l’uomo. «Mi sono fidato di lei per quanto riguarda la sua presunta gravidanza e, naturalmente, non potevo che consigliarle la soluzione migliore per entrambi… sarebbe stato un inutile peso che, per motivi opposti, non potevamo permetterci.»
«Per motivi opposti? Mi sa di enigmatico.»
«Non mi sta chiedendo di aprire un dibattito su questioni morali?»
«No. Stavo pensando quanto mi è difficile a volte afferrare le cose più banali» dice con velata ironia il detective.
«Non si mortifichi, non è il solo a trovarsi in situazioni simili» replica con il senso dell’umorismo, l’uomo. «Ha veramente abortito? Sa, dopo aver appreso la notizia, lei ha avuto la brillante idea di non farsi più vedere; come volatilizzata.»
«Mi sembra che la nostra cara amica non avesse alternative, sia per la gravidanza, in questo caso a malincuore, che per la sua presenza, ormai del tutto insignificante e, aggiungerei, deleteria!»
«Ci va duro!»
«Un uomo da qualche parte deve schierarsi, ed io di solito sto con i più deboli, quelli che vengono maltrattati, e nessuno, dico nessuno, osa prendersi cura dei loro reali bisogni.»
«Davvero commovente! Cosa c’è ora?» chiede il titolare del locale al detective vedendolo trasformato in volto, preso da un improvviso senso di fastidio.
«Ho visto volare qualcosa, un insetto, forse una mosca» dice Parker guardandosi intorno.
«Cosa?» replica attonito l’uomo.
«Non ci crederà, ma per me sono un incubo» afferma il detective, nel tentativo disperato di individuare la minacciosa presenza.
«Cosa?» ritorna a chiedere l’uomo.
«Le mosche! Sono un vero flagello di Dio!»
«È sicuro di stare bene?»
«Certo, è una cosa passeggera.»
«Mi fa piacere» commenta con un sorrisetto il suo interlocutore. «Le faccio portare qualcosa da bere, vedrà che ritroverà presto il buonumore.»
«La ringrazio, ma vorrei andare al nocciolo della questione.»
«Parla dell’assegno?»
«Sì.»
«Una cifra con tanti zeri, naturalmente!»
«Porre dei limiti alla provvidenza sarebbe un peccato.»
«Non crede che sarebbe dovuta venire lei di persona a pregarmi?»
«Mi ascolti!» lo interrompe bruscamente Parker. «Qui nessuno verrà mai a pregarla, tanto meno lei. Ma è un suo sacro diritto aiutare economicamente quella povera donna; non deve fare altro che intestarle l’assegno e l’assicuro che d’ora in poi verrà lasciato in pace.»
Un sorriso sardonico disegna il viso del titolare del locale. «Fatto questo dovrei sentirmi sollevato.»
«In un certo senso è così» gli risponde serafico il detective.
«Finora sono stato gentile nei suoi confronti.»
«È vero!»
«Bene, mi ascolti lei! Le consiglio di alzare le chiappe da quella sedia ed uscire da qui immediatamente!»
«Vedo che la musica è cambiata» osserva senza scomporsi Parker.
«Indovinato!»
«Mi tolga una curiosità, se fosse venuta lei, l’avrebbe aiutata?»
«Dipende da cosa avrei ricevuto in cambio.»
«È diventato cattivo.»
«Be’, cosa si aspettava? Io non sono un benefattore e quando qualcuno cerca di estorcermi dei soldi, mi sale il sangue agli occhi.»
«È nulla in confronto a quanto le sta per succedere.»
Il clima ha un’impennata rovente che porta l’uomo ad avvicinare la mano al telefonino adagiato sulla scrivania; il detective lo blocca subito.
«Fare intervenire i suoi due angeli custodi è una malsana idea» la morsa si stringe al braccio inesorabilmente.
«Mi sta facendo male!»
Parker, come risposta, alza il braccio sinistro e si accinge a caricare un diretto al volto.
«Ok! Si calmi!»
«Per quale causa?»
«Va bene, firmerò quel benedetto assegno!»
«Saggia decisione!»
L’uomo fa per aprire il cassetto della scrivania, quando viene fermato dal richiamo di Parker.
«Attenzione ai gesti inconsulti, potrebbero farmi perdere la calma.»
«Non crederà che tiri fuori un’arma?»
«Il rischio è tutto suo. Scelga pure.»
«Di quanto lo facciamo?» dice accigliato il titolare del locale, col carnet d’assegni in mano.
«Pronunciarmi su qualcosa che non mi riguarda personalmente? Non ci penso nemmeno! Dimostri a Dio di essere magnanimo, non se ne pentirà.»
«Sicuro?»
«Sbirciare il futuro nella sfera magica, non mi interessa, so accontentarmi; il presente a volte ci ripaga delle durezze della vita…» afferma compiaciuto Parker, mentre osserva l’assegno appena ricevuto.
«Dica alla sua amica di dimenticarmi; lo stesso, faccia anche lei!»
«Per quel che mi riguarda, ci può contare!» replica il detective alzandosi dalla sedia, per poi rimanere in silenzio, immobile, concentrato nel catturare l’ostinata e indesiderata presenza. «Mi è passata vicino; una bella sfacciataggine!»
«Parla della mosca?»
«Già. Bisogna fare attenzione a non lasciarsi sopraffare perché, una volta intrufolatisi dentro, la nostra serenità andrà a farsi benedire.»
«Mi chiedo, se fa sul serio, o è una buffonata da circo che usa come espediente per raggiungere i suoi obiettivi.»
«Carina l’idea!» dice Parker, voltando le spalle per andarsene. «Se posso darle un consiglio: stia allerta!»
«Non ho dubbi, è matto per davvero!» dice tra sé e sé l’uomo.