Massimo Sartelli. Medico Covid 19. Italia: Quasi 20.000 contagi situazione preoccupante per ricoveri, terapia intensiva e decessi

OGGI (23 OTTOBRE) 

+ 91 decessi (ieri + 136) 

+19.143 contagi (ieri + 16.079)                                                                           

+ 855 ricoveri (ieri + 637) in totale 10.549 pazienti ricoverati

+ 57 malati gravi in terapia intensiva (ieri +56) in totale 1049 pazienti ricoverati in terapia intensiva.

Mentre in tutto il mondo, le infezioni da Coronavirus sono quasi 42 milioni, l’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19 diventa di giorno in giorno più grave in Europa.

Il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (ECDC) nell’ultimo aggiornamento del documento di valutazione del rischio Covid pubblicato oggi scrive che “L’attuale situazione epidemiologica è fonte di seria preoccupazione per il rischio sempre maggiore di trasmissione del virus, e richiede misure immediate di salute pubblica mirate”.

Continua a salire in maniera esponenziale la curva dei contagi. Aumenta la pressione sugli ospedali. 

In Italia continua a salire la percentuale dei tamponi positivi rispetto ai tamponi complessivi.

Oggi il 10.5% dei 182mila tamponi effettuati è risultato positivo (ieri 9.4%, due giorni fa 8,5%, tre giorni fa 7.5%).

Chi lavora in ospedale vede ormai ovunque che l’ondata è arrivata e cresce di giorno in giorno. 

No panico, ma responsabilità e buon senso. 

Il virus va affrontato! Non rassegnamoci ! Non CEDIAMO ALLA PAURA! Nervi saldi e non cediamo all’impulsività.

Premetto che la situazione è estremamente complessa, da un punto di vista medico ma anche da un punto di vista economico e soprattutto sociale perché un nuovo lockdown generalizzato sarebbe più difficilmente accettato dalla gente. Purtroppo la frustrazione di molte persone illuse con false promesse di virus buono, preparazione e pianificazione o ancora di vaccini pronti entro l’anno non possono più essere affrontate semplicemente dicendo che sarà necessario un altro lockdown. 

Guardiamo i numeri di oggi ma ragioniamo su quello che potrebbe succedere fra una o due settimane.

Ricordo ciò che chi fa i modelli matematici e li sa interpretare dice da tempo, cioè che le curve dei contagi, dei letti occupati nelle terapie intensive e dei decessi sono disallineate temporalmente tra di loro. 

Purtroppo ora stiamo vedendo i decessi o i letti occupati in terapia intensiva di diversi giorni fa, quindi i numeri dei ricoveri e dei decessi sono destinati a crescere. 

Lo scenario che si potrebbe configurare è un notevole aumento di richieste di prestazioni sanitarie e soprattutto di ricoveri in terapia intensiva. Il rischio che dobbiamo scongiurare è che l’intero Sistema Sanitario, già fragile per carenza di risorse e non sufficientemente rinforzato in questi mesi, nelle prossime settimane venga messo ancora una volta sotto stress estremo, penalizzando il trattamento dei pazienti e ritardando la cura di altre patologie.

Rispetto a marzo si percepisce maggiore confusione, a tutti i livelli, tra la paura del Covid e quella di un altro lockdown chi deve decidere appare timido, incerto e dubbioso. Ma è il momento di agire e di farlo subito con tempestività. Il demandare alle regioni ha solamente portato ulteriore confusione. 

Ciò che serve ora è una STRATEGIA con misure mirate e adeguate perché la pandemia corre e lo fa anche veloce. Va fermata ora, perché più va avanti e più è difficile da fermare e più le misure che si prenderanno dovranno essere più dure, durare più a lungo, producendo quindi un impatto economico maggiore.

L’armamentario terapeutico non è molto ricco.

I cardini sono EPARINA e il CORTISONE che non combattono il virus ma la risposta infiammatoria che il virus scatena. Idrossiclorochina e Tocilizumab, in cui molto avevamo creduto in primavera sono stati bocciati dalla evidence based-medicine e su Remdesivir i dati sono contrastanti. Il Solidarity trial, studio prospettico condotto da OMS, ha visto che neanche questo farmaco impatterebbe granché sulla riduzione di mortalità dei pazienti ricoverati.

Una certezza sono i SANITARI, che acclamati come eroi a marzo, sono stati velocemente dimenticati, ma loro ci sono e ci saranno sempre. Lo sono sul territorio, lavorando al di sopra delle loro possibilità cercando di tracciare la maggior parte dei casi e curare i casi meno gravi, e in ospedale dove, in condizioni poco agevoli, stanno nuovamente indossando i “pesanti” sistemi di protezione individuali per curare chi necessita di ricovero.

Ieri Fnomceo ha aggiornato a 182 i medici deceduti durante la pandemia.

Ricordiamoci sempre che gli ANZIANI e chi ha più patologie concomitanti rischia forme più severe. Proteggiamoli! Ciò non significa abbandonarli! Ciò significa proteggere sé stessi per proteggere anche loro.

Inutile negare che abbiamo di fronte mesi di convivenza con il virus e dobbiamo recuperare lo spirito di unità avuto nei mesi di marzo e aprile. Nei mesi difficili l’Italia ha dimostrato di essere un grande Paese, e dobbiamo dimostrare di esserlo ancora. Siamo tutti sulla stessa barca. Se rimaniamo uniti neanche questo virus ci può fare paura. Non si arretra di un millimetro! Né ottimismo, né pessimismo é il tempo del realismo!

Ricordo infine che In data 24 giugno 2020 dieci “esperti” scrivevano insieme una lettera pubblicata su un quotidiano secondo cui le evidenze cliniche portavano a pensare che la crisi sanitaria causata dal Covid-19 fosse superata.Tra questi c’erano Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, Alberto Zangrillo, direttore del reparto di Rianimazione dell’ospedale S. Raffaele di Milano che per primo parlò di “virus clinicamente morto”, ancora Matteo Bassetti, infettivologo dell’ospedale San Martino di Genova, Arnaldo Caruso, direttore del reparto di Microbiologia degli Spedali civili di Brescia, Massimo Clementi, direttore del laboratorio di microbiologia del S. Raffaele e Luciano Gattinoni. Quindi ancora Donato Greco, Luca Lorini, Giorgio Palù, docente di Virologia dell’università di Padova e infine Roberto Rigoli, direttore del reparto di microbiologia dell’ospedale di Treviso. 

La loro interpretazione era chiaramente SBAGLIATA e ha molto verosimilmente abbassato la soglia di attenzione verso le misure di prevenzione di molte persone che hanno creduto a questa favola… ATTENDIAMO LE SCUSE!