AntonellaViola. Immunologa: Cosa fai la sera ora che non si può più uscire?

Cosa fai la sera ora che non si può più uscire? Uno dei miei “passatempo” preferiti è chiacchierare per ore con il mio collega e amico Alessandro Quattrone, direttore del CIBIO di Trento e mente sopraffina. Questo post è il frutto della nostra lunga discussione di ieri notte. 

Da qualche anno siamo in grado, a partire da cellule staminali cresciute con precisi stimoli, di crescere delle vere e proprie parti di tessuti e di organi in provetta. Siamo in grado, per esempio, di ottenere dei piccoli – della dimensione di un seme di sesamo – organoidi cerebrali, che replicano, nonostante le dimensioni, l’organizzazione che i neuroni umani hanno entro la scatola cranica. Queste parti ricostruite di essere umano ci fanno pensare a un domani nel quale avremo pezzi di ricambio per rimpiazzare i nostri organi difettosi, per malattie o per l’età, senza rischiare il rigetto. E, nella drammaticità dell’oggi, ad usare gli organoidi cerebrali per studiare l’effetto di SARS-CoV-2 sul cervello. 

Ma un articolo apparso l’anno scorso e una riflessione da poco uscita sulla rivista Nature ci fanno andare ben oltre, in territori incogniti e affascinanti. Alysson Moutri, un neuroscienziato dell’Università della California a San Diego, ha ottenuto organoidi cerebrali che producono onde coordinate di attività cerebrale, come quelle che si registrano in bambini nati prematuri. La notizia è per certi versi sconvolgente e, anche se ciò non significa ancora che si sia riprodotta la coscienza in provetta, è stata tale comunque da sollevare l’attenzione sui temi della bioetica. Se da una parte con questi nuovi modelli del cervello si potranno capire e quindi magari curare malattie dello sviluppo neuronale come l’autismo, dall’altra ci si chiede se quello della coscienza fuori dagli individui debba essere un terreno di sperimentazione da regolamentare con attenzione. La cosa interessante è che questa discussione ci ricorda che ci manca una definizione soddisfacente, e sufficientemente condivisa, della “coscienza”. Cos’è la coscienza è davvero una delle ultime domande, e più difficili, che possiamo porci, ancora più difficile dell’origine dell’universo e del suo destino, cose sulle quali tutto sommato qualcosa di condiviso sappiamo. Francis Crick, il co-scopritore della doppia elica del Dna e del codice genetico, ci dedicò invano gli ultimi anni della sua vita, preceduto e seguito da altri grandi scienziati, e legioni di filosofi lo hanno fatto in tremila anni senza arrivare a nulla di definitivo. Se non sappiamo ancora bene cos’è la coscienza, non possiamo sapere se l’abbiamo riprodotta in laboratorio. Nel frattempo, i piccoli semi di sesamo di Moutri emettono, fra centrifughe e microscopi, i loro brividi elettrici.