FEDERMODA-CONFCOMMERCIO: SIAMO SCONCERTATI DALL’ESCLUSIONE DEI NEGOZI DI SCARPE DAI RISTORI PREVISTI DAL DECRETO RISTORI-BIS
Ferrari: “Ha ragione il Presidente nazionale di Federmoda,: siamo inferociti. Nel DL Ristori Bis non è previsto alcun ristoro per i negozi di scarpe, costretti a chiudere nelle zone rosse in base al nuovo DPCM: è una scelta tra l’assurdo e il surreale”
“Ci sembra di vivere un film dell’orrore – commenta il Presidente della Confcommercio della provincia di Alessandria, Vittorio Ferrari -: per giorni abbiamo cercato una logica scientifico-sanitaria a provvedimenti che onestamente non pare ce l’abbiano (perché nessuno ci ha ancora spiegato quali dati dimostrino che il contagio avviene maggiormente nei nostri negozi e non altrove, come ad esempio sui mezzi di trasporto o nei siti produttivi…) ed ora ci troviamo davanti ad una vera beffa: i negozi di calzature per adulti, costretti a chiudere dall’ultimo Dpcm, sono inspiegabilmente esclusi dal DL Ristori. Per loro nessun contributo è previsto. Francamente non ci volevamo credere, pensavamo fosse una svista, ed invece è realtà: sfogliando il DL e tutti i codici Ateco delle attività che avranno diritto al ristoro, i negozi di scarpe non compaiono. E’ assurdo, irreale, irrispettoso. Noi non ci stiamo!”.
Il Presidente Ferrari fa proprie le parole e la posizione di Federmoda nazionale: “Se da un lato troviamo qualche piccolo, ma certamente insufficiente ristoro per il settore moda, ad oggi ancora troppo trascurato nonostante le perdite ingenti soprattutto riguardanti le vendite dell’autunno/inverno che per il nostro settore sono le più importanti dell’anno, dall’altro siamo increduli per l’assurda e surreale decisione di escludere volontariamente i negozi di calzature di cui il Governo ha disposto con DPCM la chiusura nelle zone rosse. È una discriminazione che non possiamo tollerare e non vogliamo accettare. I negozi di calzature per bambini e quelli per adulti hanno lo stesso codice Ateco, ma se il Governo è stato in grado di fare una differenziazione tra i due settori quando è stato emanato l’elenco delle attività che potevano stare aperte (allegato 23 al Dpcm del 3 novembre), consentendo alle calzature per bambini di operare e vietandolo a quelle per adulti, perché non è in grado di fare la stessa differenziazione quando si tratta di compilare l’elenco delle attività che hanno diritto ai ristori? Perchè i negozi di scarpe per adulti non possono ricevere i contributi previsti? Serve una più seria e responsabile attenzione al Sistema economico, visione, lungimiranza e concretezza. Proprio per questo, far riferimento ai meri codici Ateco (oltretutto sbagliando anche nello specifico), anziché guardare alla grave crisi del comparto nel suo complesso, è una visione molto miope. Ai nostri Associati, che in questi giorni ci hanno bombardato di telefonate, mail, messaggi di ogni tipo cosa dovremo dire? Che il Governo li vuole chiudere per sempre ? Si agisca subito per una soluzione perché le nostre imprese non hanno tempo di attendere la conversione in legge del decreto. Sarebbe troppo tardi”.