È stata l’ex presidente e oggi vice Cristina Kirchner ad annunciare il risultato finale di una votazione storica per l’Argentina. Trentotto senatori a favore, solo ventinove contrari alla depenalizzazione dell’aborto e subito è scoppiato il grido di gioia da parte della “marea verde”, le donne con i fazzoletti simbolo della lunga campagna per la depenalizzazione dell’aborto.

I movimenti femministi argentini vi provavano da 20 anni, durante la presidenza della Kirchner il tema era ancora considerato tabù, nel 2018 un progetto analogo è stato bocciato proprio dal senato, tradizionalmente più conservatore rispetto alla Camera de deputati. Oggi è passato grazie soprattutto al pressing del governo del peronista Alberto Fernandez su alcuni senatori della maggioranza indecisi, che hanno chiesto delle modifiche in extremis al testo finale. La stessa Kirchner, contraria fino a tre anni fa, ha cambiato idea.

L’Argentina diventa così il più grande paese latinoamericano a legalizzare l’interruzione volontaria della gravidanza, che oggi era possibile solo a Cuba, in Uruguay e in Guyana. Grandissima la delusione del movimento «per le due vite», organizzato dalla chiesa cattolica e dai culti evangelici che ha ricevuto l’appoggio di Papa Francesco. Una grande sconfitta per Bergoglio nella sua terra. Ora è lecito pensare che questa decisione servirà da stimolo per le campagne pro legalizzazione nel continente più cattolico al mondo. Gli aborti, legali o no, esistono; si calcola siano 400.000 ogni anno in Argentina, oltre un milione nel vicino Brasile.

Chi ha facoltà economiche lo fa in cliniche private, nelle periferie più povere si ricorre spesso a metodi rudimentali che mettono a repentaglio la salute della donna. Per questo molti senatori in aula hanno parlato di una questione di salute pubblica e non di un dibattito religioso o morale. Gli ultimi sondaggi mostravano l’immagine di un’Argentina spaccata in due tra favorevoli e contrari alla depenalizzazione. Buenos Aires e le grandi città appoggiavano il movimento verde, le provincie del nord e le campagne pendevano più per gli “azzurri” antibortisti.