Siamo rimasti appesi al filo tenue
della possibilità e abbiamo teso sui balconi
striscioni di speranza e delusione
aspettando la data scaramantica
della conclusione di un anno bisesto
che ha creato dissesto e ha scucito
le certezze con le forbici aguzze delle
supposizioni e delle previsioni fallaci.
Marionette sul palco di una recita
a soggetto,abbiamo indossato le maschere
della sopravvivenza o dell’arroganza in
una parte che il destino ci ha improvvisato
nell’incertezza di un approdo avvistato e perso.
Il distanziamento fisico ci ha privato
del beneficio dell’abbraccio e della carezza
gravandoci del peso di cielo senza sole
nella solitudine della bocca e delle mani .
Se ne va quest’anno con i calici pieni
di ricordi , con le sedie libere, le città mute e vuote…
e se scoppiano i botti sembrano singhiozzi
anche se poi gridiamo “Auguri” come promessa
di taglio di un tempo sotto gli auspici
della divinazione pagana che diventa preghiera
…purchè sia… Purchè sia …un anno diverso