Piersanti Mattarella era una persona onesta e perbene, che lavorò per rompere le collusioni tra politica e mafia e lottò contro molti, tanti, per cambiare la Sicilia.
Nella sua ultima intervista, rilasciata al “Giornale di Sicilia”, poche ore prima di morire, dichiarò: “Nella società a diversi livelli, nella classe dirigente e non solo politica, ma pure economica e finanziaria, si affermano comportamenti individuali e collettivi che favoriscono la mafia”.
Da Presidente della Regione Sicilia, avviò la sua rivoluzione all’insegna della trasparenza e della lotta alla speculazione edilizia e tale condotta contraddistinta dalla moralità, dall’onestà, dall’incorruttibilità e l’integrità morale, fu seguita anche all’interno del Consiglio Regionale e all’interno del suo partito, la Democrazia Cristiana.
La mafia non gli perdonò quella voglia di cambiamento, che voleva per i siciliani ed il 6 gennaio del 1980, mentre si recava a messa, insieme alla moglie, ai due figli e alla suocera, venne assassinato con otto colpi nella sua Fiat 132.
Quell’omicidio fu chiaramente un segnale per impedire il rinnovamento politico e culturale della Sicilia.

Massimiliano Manfredi