Era l’11 gennaio del 1999 quando Genova, la Liguria e tutta l’Italia vennero scosse dalla notizia della scomparsa di Fabrizio De André.

22 anni da quel giorno, impresso nella memoria per tutti gli amanti della sua musica, della buona musica.

Faber non era solo il cantante dei liguri, dei genovesi, ma di tutti gli italiani. La sua musica spaziava girovagando nelle diverse regione italiane, soprattutto dalla Campania di Don Raffaè, alla Sardegna con la tenuta dell’Agnata e il gallurese.

E poi la poesia. Storie di emarginati, prostitute, ribelli, brani che parlavano degli ultimi ma non rivolgendosi solo agli ultimi, anzi anche a tutti quelli che avevano orecchie per intendere.

Le sue parole attraversano le generazioni e diventano un linguaggio di emozioni per nonni, padri e figli. E oggi, come per 365 giorni l’anno, ascoltate bene, che sia l’angolo di un caruggio di Genova o una piazza centrale italiana, la voce di Fabrizio De André riecheggia facendoci canticchiare una delle sue poesie.