Precursore del simbolismo, il meraviglioso Gustave Moreau

Nota critica di Valeria Bianchi Mian

“Sai di schiuma di onde agili,

otre di creta di speranza.

Ma io son stanco:

cadono e muoiono le foglie,

i merli sopra i pruni.

Cade, muore il desiderio.

È notte che annienta,

notte di stelle trapuntate d’illusione.

La mia voce vola nel vento e grida:

fiamma di luce, colomba gemella, 

donami un velo di rugiada

nell’erba dei campi, l’ebbrezza fiorita.

La mia coscienza è sola,

triste come un rondinino affamato,

arde in una tempesta furiosa

aperta alla marea del pianto.

Non lasciare che il dolore

stermini le note della mia anima,

unica come il neon spento d’un lampione abbandonato.

Fammi risorgere nella tua cute

ghermendomi con un’aerea rete di carezze e baci.”


I versi che ho scelto di pubblicare oggi danno il nome alla silloge di Marco Galvagni, “Le note dell’anima“, ovvero l’ultima creazione del poeta, una raccolta di trenta componimenti edita da Transeuropa (collana Nuova Poetica). L’impressione che ne ricavo, leggendo una dopo l’altra le opere di Galvagni, è fiabesca, lucente; lumi immaginali si accendono nella notte, sulle note che mi sembrano suonate dal flauto di uno spirito antico, una melodia che emerge dai boschi insieme a Orfeo, con Pan, Dioniso, Hermes. Le parole del poeta brillano come fili d’erba di un verde vivo nei prati, in danza di fauni e ninfe, canto di magiche acque che attraversano il tempo e ci portano la bellezza della quale gli dei permeavano ogni più piccola cellula umana. Un’epoca in cui uomini e donne erano uniti alla Natura.  

Non è la prima volta che apro le pagine di un testo scritto da Marco Galvagni. Ho recensito alcuni suoi testi su [PA] Poesie Aeree – MICRO GIORNALE DI VERSI (wordpress.com) e certamente posso dire che, osservando il suo percorso artistico, mi è sempre più chiara la salda relazione che l’autore intrattiene con la propria Musa. Lei che ne abita l’ispirazione, condivide con lui la creazione che emerge necessariamente dalle passioni, dalle gradazioni del fuoco, dal desiderio che è – citando Roland Barthes – “la continua emorragia” degli umani . 

Il desiderio sta là dove non ci sono le stelle ma è proprio a distanza che possiamo noi, anime e spiriti in corpo, desiderare. Ma se il desiderio si offusca, si spegne, il poeta non può che evocarlo disperatamente perché egli solo sa come dentro quella brama ci siano le parole che lo incoronano Re del verso insieme alla propria Musa Regina. 

“Nel fitto del mio petto

cadendo goccia a goccia sul cuore

il tuo nome come un sigillo 

apre ampie conche d’oro”

scrive ancora Galvagni in “Vieni, vieni da me usignolo“. E l’amore – ideale e reale, fantasmatico e concreto – è simbiosi che rispecchia quella degli elementi naturali. Non c’è lirica in cui Natura sia assente; non c’è verso di lasciare il vento, il sole, le nubi, le onde, le stagioni fuori dal foglio. La poesia è là dove la vita pulsa. 

Nella postfazione alla silloge, anche Emilia Fragomeni riprende il tema che per me è evidente: Natura e Animo sono in Marco Galvagni un binomio antico, la fonte dell’eterna giovinezza del sentimento, il “soffio vitale” – e come non pensare a Psiche, sempre e ancora alla ricerca del suo Eros, dico io? 

“Noi siamo le onde che galoppano

fino a essere una sola idea con la volta stellata”

canta il poeta in “Onde“, ed è subito richiamo al platonico sguardo di una filosofia animica. Se il poeta fosse colmo della realizzazione d’ogni desiderio, il suo canto non avrebbe luogo, penna e metafore. Se, per contro, la voce che grida e dialoga, e compone versi fosse priva di desiderio, non potrebbe far altro che evocare quelle note che fanno di lui strumento di una musica unica al mondo. 

Marco Galvagni è nato a Milano nel 1967. Poeta, saggista e critico letterario, ha pubblicato nove raccolte di poesia. "Le note dell'anima" è il suo decimo lavoro; con Transeuropa è uscito anche il libro "Un'orchidea selvaggia" (2020). Le sillogi: "Nel labirinto" (Montedit, 2001), "L'arcobaleno" (Montedit, 2002), "Nel germoglio vergine" (Montedit, 2003), "Il gomitolo dei sogni" (Il mio libro, 2010), "Profumo di vita" (CTL, 2016), "Gocce di stelle" (CTL, 2018), "I sottili pensieri di canto" (CTL, 2019), "Dieci dolcezze" (Puntoacapo Editrice, 2020). Attivo partecipante a reading poetici e vincitore di Premi Nazionali. Suoi contributi sono presenti in riviste letterarie cartacee e online, tra le quali "Poesia" e "Le Muse". 
Marco Galvagni, “Le note dell’anima”
Transeuropa / Nuova Poetica

PSICOCOSE è la rubrica di Valeria Bianchi Mian, Psicologa Psicoterapeuta per Alessandria today: scrivile alla mail dott.ssavaleriabianchimian@gmail.com – LETTERE ALLA PSICOLOGA