Necessità o salto nel buio? Qualche danno seguirà di certo, di Carlo Baviera

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Alessandria: Con la fiducia votata dalle Camere al Governo Conte 2 la crisi sembra formalmente superata; ma tutti sappiamo che così non è. Restano intatte, o quasi, le questioni vere e soprattutto ciò che interessa e serve al Paese. Il Governo ha ottenuto la fiducia, ma in Senato non ha (ancora) la maggioranza assoluta. E deve navigare con poca sicurezza sul proprio futuro.

Allora a cosa è servita la crisi? Era necessaria ora? Era inevitabile? Le reciproche chiusure e veti potevano essere accantonati? Sono le domande che ci si pone da parte di molti. Ognuno ha le proprie risposte, tutte legittime. La realtà è che, almeno per ora, si è indebolito il Governo e vi sarà maggiore difficoltà a far passare le decisioni. Il contrasto alla pandemia e alla situazione economica e sociale sarà più difficoltosa, dovendo di volta in volta trovare il sostegno parlamentare. Le Commissioni parlamentari saranno condizionate dalle destre. Come scrive Padre Occhetta “Gli scenari che si aprono sono tutti deboli e dall’esito incerto”

Le posizioni di ciascuno dei contendenti sono legittime; e le questioni poste dal rottamatore sono sostanzialmente reali e condivisibili (anche altre forze di maggioranza, seppur con toni e modalità diverse le avevano poste). E credo che ognuno di noi possa rincarare la dose: perché errori, ritardi, confusioni, ci sono stati in questi mesi. Si poteva fare meglio e con minore incertezza; ma la soluzione sembra aggravare anziché risolvere. Spero che la crisi non nasconda soprattutto la presenza di due narcisismi.

Le accuse e i rilievi che sono stati rivolti al Presidente del Consiglio e all’azione di Governo sono stati chiari e comprensibili per tutti, ma ciò che ha lasciato molti sconcertati sono stati i tempi, i modi e gli sbocchi. Renzi ha ragione a indicare ciò che non va bene (da un certo protagonismo del Presidente, alla questione della delega dei Servizi Segreti, al rifiuto del MES, alla poca collegialità), ma sollevare il polverone e poi restare a metà strada, senza che cambi granchè, quali sbocchi può avere?

O ha giocato d’azzardo sperando in un cedimento degli alleati all’ultimo momento oppure non si capiscono (al di là del gesto simbolico sul quale continua ad insistere per dimostrare il non attaccamento alle poltrone) le dimissioni delle Ministre e l’apertura della crisi. Perché o hai la forza e la capacità di cambiare ciò che va cambiato (la guida, qualche ministro, più incisività nei settori scuola trasporti sanità modernizzazione piccoli esercizi, ecc.) e la battagli la fai dal di dentro oppure rischi di fare regali agli avversari. Si dice che non si può andare avanti a lungo nella logica dell’essere “contro” qualcuno e che senza la pandemia probabilmente la crisi sarebbe esplosa prima perché non si realizzava una convergenza su una visione di futuro da parte di tutte le componenti dell’alleanza. Che senso ha allora mettersi fuori e consentire all’Esecutivo di continuare come prima?

Semplici domande. Chi  ha ragione o ha fatto bene lo decideranno gli elettori. Non compete a noi dirlo, pur avendo una opinione abbastanza precisa. E’ da rilevare però che si dà spazio alla propaganda delle destre (Salvini che approfitta della diretta TV per parlare di problemi concreti e lusingare e adescare gli elettori). Un tempo tutto sarebbe stato mediato dai contributi alla riflessione dei giornali di partito e dalla predisposizione a leggere la realtà data dalla formazione nelle tante scuole formative sia dell’associazionismo che di quello sindacale che di quello dei partiti: farsi abbindolare era più difficile, oggi i social possono ampliare impressioni sbagliate o parziali, e portare nuovi consensi al sovranismo.

Quando Renzi ha fatto partire il Conte 2 (ed è un merito storico che gli va riconosciuto!!!) sapeva delle debolezze politiche e di prospettiva: addirittura si è fatto ingoiare agli italiani il taglio di seggi parlamentari (che sarà pagato soprattutto dai partiti minori) e non si è stati in grado di annullare subito lo sconcio delle leggi incivili contro i soccorsi in mare!

Anche per quanto riguarda la visione, il progetto per il futuro, le critiche avanzate sono più che opportune: ma è con questo atto che si avvia? e si tratta di capire con chi lo si vuole avviare. Perché, forse è questo il nodo vero: c’è chi lavora per arrivare ad una alleanza strategica fra PD M5S (oggi numericamente esistono alternative?) e di contro c’è chi lavora per arrivare ad una maggioranza di centro (e quindi con Forza Italia o almeno con una sua parte). Entrambe percorribili ma difficilmente componibili. Poi è pur vero che la politica è anche arte del possibile; e il possibile, fra le  forze riformatrici, anche se fra loro abbastanza incompatibili, è cercare di arrivare almeno al prossimo anno. Altrimenti si fanno regali alla destra. Non si può vivacchiare, ma incompatibilità politiche e difficoltà programmatiche esistevano tutte già ad agosto 2019: quale percorso si immaginava? Tutto sommato molti spigoli, di questa o quella forza, si sono smussati più di quanto fosse immaginabile.

Arte del possibile è anche cercare il minor male (o il bene possibile). La  storia ci dice che sempre si è dovuto mediare o non compiere strappi eccessivi: le forze democratiche e lo stesso PCI di Togliatti dovettero convivere qualche tempo con la Monarchia per procedere verso la piena indipendenza e la Costituzione. Tutti, chi più chi meno, ha accettato il ruolo della Chiesa, anche quando giudicato fastidioso, perché si riconosceva a quella componente una presenza e un ruolo sociale importante e utile a far maturare la convivenza civile. PCI e DC hanno accettato convergenze e dialogo per farci uscire da un periodo critico anche per la sfida terroristica. Così come Imprenditori e sindacato hanno saputo, in alcune occasioni, convergere per l’interesse produttivo e occupazionale.

Oggi pare invece che si torni a radicalizzare le posizioni, ostacolando eventuali ripensamenti e riavvicinamenti. Ma dopo le prossime elezioni (soprattutto se svolte col sistema proporzionale) come sarà possibile ricreare un clima di fiducia e di alleanze tra i riformisti?

Quali saranno le prossime mosse lo vedremo. C’è da sperare che non vi sia solo una voglia di rivincita o di vendetta da parte del Presidente del Consiglio e della sua maggioranza; ma che si riprenda a ragionare sui problemi degli italiani e sugli impegni concreti che si dovranno assumere per dare corpo al Recovery fund. Soprattutto che si inizi a pensare al progetto, alla visione di futuro, su cui costruire una proposta di Governo per i prossimi anni.