Considerazioni di Legambiente Ovadese per il Consiglio Regionale Aperto del 26 gennaio 2021

L’applicazione dei criteri di esclusione, così come effettuata da Sogin e verificata e validata da ISIN, ha portato all’esclusione del 99,8% del territorio nazionale.
Per Sogin, lo ha detto il dottor Chiaravalli, Direttore Deposito Nazionale Rifiuti Radioattivi, al Tavolo di Trasparenza sul Nucleare del 20 gennaio, tutte le 67 aree potenziali sono ugualmente idonee ad ospitare il deposito nazionale.
Legambiente Ovadese, già il 6 gennaio, organizzava per i propri iscritti, per le associazioni e i comitati del territorio, una riunione per collaborare al processo di individuazione del sito veramente MENO INIDONEO ad ospitare il deposito nazionale, poiché tutti sappiamo che non esiste un sito ideale, ma anche fra siti potenziali i criteri di scelta devono tener conto in maniera razionale ed obiettiva di tutte le criticità dei territori.


Il timore è che l’esiguo numero di siti individuati possa portare a non approfondire ulteriormente, per non rischiare di escludere troppi siti e che l’analisi razionale soccomba al grido del più prepotente.
Non sempre, inoltre, le analisi su larga scala evidenziano le criticità che invece sono note a chi il territorio lo vive. Ben l’abbiamo sperimentato noi alessandrini con il progetto di discarica al servizio dell’economia circolare di La Filippa 2.0.
In particolare il primo criterio che macroscopicamente emerge per la sua assenza è il rispetto delle “Aree di ricarica delle falde acquifere profonde”, quelle destinate al consumo umano. Per la provincia di Alessandria due aree (AL8 e AL13) ricadono in Aree di ricarica e, in Piemonte anche TO10.
Poiché l’acqua è vita anche qui valgono le considerazioni fatte, e rimaste sinora inascoltate per la discarica Riccoboni di Sezzadio: poco conta se le potenziali aree siano a qualche metro dall’area di ricarica, poco conta se la direzione della falda devia escludendo il sito dell’impianto negli ultimi 10 centimetri o 10 metri, il buon senso dovrebbe essere più importante della scienza ed escludere a priori AL8, AL13, TO10 e naturalmente le altre aree, fra le 67, con la stessa caratteristica.


Nel processo per l’individuazione del sito meno inidoneo è necessario analizzare sia i criteri di esclusione sia la loro applicazione mettendo anche in dubbio l’analisi svolta da Sogin. Analisi che è dichiaratamente partita e si è fondata su documenti e studi prodotti dai migliori tecnici delle Regioni, di Arpa ecc…
Ci deprime molto apprendere che la Regione Piemonte ed i Comuni si affideranno a quegli stessi tecnici per “controllare” il lavoro di Sogin. Non è che non ci sia fiducia nelle capacità, semplicemente riteniamo che difficilmente laddove ci fossero errori o dimenticanze questi stessi tecnici sarebbero in grado di vedere ciò che precedentemente non hanno visto.
Affiancare professionisti esterni, che come prerequisito non abbiano collaborato alla stesura dei materiali già a disposizione, appare una richiesta sensata da porre alla Regione e ai Comuni interessati dalla CNAPI a tutela delle criticità dei territori e verso l’individuazione più razionale possibile del sito veramente meno inidoneo.


Ci allarmano, inoltre, le affermazioni di Chiaravalli, Sogin, in merito all’ordine di idoneità delle potenziali aree sulla base di caratteristiche tecniche e socio-ambientali, affermazioni che contrastano con i criteri oggettivi di ricerca del sito meno inidoneo.
In base ad aspetti socio-ambientali e logistici, Chiaravalli ha in sostanza affermato che Sogin punta ad individuare l’area in Piemonte perchè è la regione che ha più nucleare.
Ed infatti 7 delle 12 aree definite da Sogin “classe A1” e quindi molto buone sono aree piemontesi. Bisognerebbe chiedere formalmente a Sogin di pubblicare il documento contenente le caratteristiche tecniche e socio-ambientali e gli aspetti logistici e di classificazione sismica di natura amministrativa che è alla base di questa suddivisione in categorie di “idoneità”. Troppo semplicistica l’analisi presentata al Tavolo di Trasparenza:
• adeguata distanza dalle linee ferroviarie,
• assenza di edifici residenziali,
• limitata presenza nel territorio comunale di superfici di pregio a valenza agraria,
• bassa presenza di valenze naturali.


E’ la Regione Piemonte che dovrebbe assumersi la responsabilità di chiedere alla Sogin come e perchè i propri siti siano così discriminati rispetto alle altre regioni italiane.
L’ultima considerazione: chiediamo tempi più lunghi per il confronto, per le osservazioni ed il dibattito pubblico, ma non troppo lunghi… In questo momento nella provincia di Alessandria ben 6 aree sono nel limbo del passaggio da aree potenzialmente idonee ad aree idonee, questo stressa la Provincia negli iter di nuove autorizzazioni in corso nelle aree e stressa economicamente le attività insediate in quelle stesse aree.


La Provincia di Alessandria ha esplicitamente chiesto al Tavolo di trasparenza quali norme seguire per le autorizzazioni in corso nelle sei aree potenzialmente idonee.
Ben sappiamo come l’incertezza ed il vuoto amministrativo lascino spesso spazio a fenomeni di infiltrazioni della criminalità che si concludono sempre a danno dell’ambiente e
dell’uomo.
Abbiamo intrapreso il processo verso il Deposito Unico Nazionale ed il conseguente recupero ambientale degli attuali siti come atto di tutela e rispetto per le future generazioni, vigiliamo tutti insieme perchè durante il percorso si rispettino tutti i territori e tutte le popolazioni coinvolte.
Alessandria, 24 gennaio 2021
Legambiente Ovadese Valli Orba e Stura