GIORNATA DELLA MEMORIA 2021

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https://youtu.be/mjblfh3S3j4


Il testo inserito nel video

Tratto dal racconto FLASH (pubblicato nella sua versione integrale con la traduzione in lingua polacca su VERSO – spazio letterario indipendente:

https://versospazioletterarioindipendente.wordpress.com/2021/01/28/giornata-della-memoria-racconto-bilingue-flash-flesz-di-daniela-karewicz-it-pl/?preview=true )

I frequenti incubi di papà mi svegliavano a volte dai miei sonni fantasiosi e puerili. Allora uscivo spaventata dalla mia cameretta e salivo sul suo enorme letto. Avvinghiata a lui, accarezzavo il suo viso bagnato dal sudore. Con mani tremanti si accendeva una sigaretta e il fumo tracciava, con cineree nuvolette, un silenzioso racconto. Le sue peripezie, da reduce di Auschwitz, mi mostravano mondi sconosciuti e svelavano la maschera dell’olocausto, spaventoso e oscuro. Queste erano le mie fiabe. Non eravamo mai così uniti come in quei momenti. Ci addormentavamo fortemente abbracciati e la mattina dopo andavo a scuola come se niente fosse accaduto. A volte, però, in pausa, con il panino in mano, mi assaliva una tristezza indicibile. Mi scorrevano davanti le immagini di un film mai visto. Vedevo le grigie baracche dei lager, strane costruzioni a ciminiera. Sentivo il rumore secco delle ossa di migliaia di morti, mi perseguitavano i volti ormai trasfigurati e violacei.
***
Guerra
È arrivata rabbiosa!
Con gli scarponi ferrati
da gravido fumo avvolta
di piaghe sul volto ornata
colpisce…


Uno sfrontato flash riprende tre parti della testa, nuda e sanguinate, di Marian.
Una voce abbaia: – sai il tedesco? -, – che lavoro sai fare? -, – sai guidare? –
Marian alza lo sguardo e i suoi occhi, per un attimo, si incrociano con quelli del nazista.
Non aveva mai visto un colore come quello!
Cielo d’inverno, stagno ghiacciato.
– Sì, so il tedesco – risponde.
***
Nella scodella, una zuppa acquosa e un pezzo di pane nero.
Una coperta assegnata da qualcuno. Un posto per dormire.
Marian non dimenticherà mai quella notte, la prima notte nel campo, una notte che durerà sei interminabili mesi segnati da fame e terrore.
Capisce appena dove si trova e a fatica ricorda l’incubo della sua cattura.
***
– Questo diventerà un semplice complesso di accoglienza dei prigionieri.-
traduce durante il primo appello alle sei del mattino.
Cominciano a stendere le recinzioni di filo spinato, a costruire cucine e magazzini. Spesso lo assegnano anche a fare il contabile o l’interprete.
Un giorno nota sul pavimento un documento. Correndo un rischio mortale porta quel pezzo di carta nella baracca.
Comprende, leggendolo, che alla fine della costruzione del lager in Auschwitz i testimoni dovranno essere mandati via.
– Allora ci troviamo in Auschwitz? Dove è? – pensa intensamente – Ma sì, Oświęcim, vicino Kraków. Qui c’e scritto che dobbiamo essere mandati via, ma dove?-
Da nessuna parte c’era scritta la destinazione!
Sospetta che quel posto nasconde un obiettivo mostruoso e oscuro. A cosa dovrebbero servire baracche con castellature di legno a due piani, edifici con alti cammini con enormi forni o docce comuni senza l’impianto dell’acqua?
***
– Saremo sterminati tutti – mormora, in una notte fonda a Józef, il suo compagno di letto.
o Marian, bisogna scappare! Ti ricordi il posto dove puoi nasconderti?-
– Sì, il tuo villaggio, Krupa. Circa 400 km da qui, nel centro della Polonia.
• La mia famiglia è contadina, molto povera, ma ti accoglierà.


I sogni.
Oggi groviglio di fili spezzati
Nodi lesi volano
dove slitta via tutto
oltre destino.
Nessuno osi femarli.



Daniela Karewicz

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