Il 1° febbraio 2012 muore a Cracovia la poetessa polacca Wisława Szymborska. Nel 1996 aveva ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura, nella cui motivazione si legge che “la sua poesia, con precisione ironica, permette al contesto storico e biologico di manifestarsi in frammenti di umana realtà.”

La poesia della Szymborska, in effetti, attinge molto alla quotidianità: i rapporti tra gli uomini, le scene di vita domestica, l’amore e l’erotismo, situazioni di vita di tutti i giorni. Si affaccia sul mondo, la poetessa, e lo descrive nel suo modo originale da un punto vista sia linguistico che stilistico, semplice ma rigoroso, restituendo una visione personale che diventa collettiva e permettendo al lettore di ampliare il proprio sguardo sulla realtà che lo circonda e sui rapporti umani. La poesia diventa, così, motivo di riflessione aprendo a scenari nuovi e impensabili.

Wisława Szymborska occupa, oggi, una posizione di tutto rispetto nel panorama culturale internazionale. Dopo il Nobel, la sua popolarità è aumentata velocemente, non alterandone, però, il carattere molto riservato. Resta la sua impronta profonda nel panorama poetico anche della stessa Polonia, avendo introdotto nuove tonalità e sfumature.

Nulla è in regalo, tutto è in prestito.

Sono indebitata fino al collo.

Sarò costretta a pagare per me

con me stessa,

a rendere la vita in cambio della vita.

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