La logica fallimentare degli egoismi

Agostino Pietrasanta

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Alessandria: Difficile districarsi soprattutto se si vogliono cogliere i sintomi di diversi fallimenti: certo plurimi e distinti, ma connotati sempre dalla matrice degli egoismi individuali e di massa. Ne deriva che qualunque analisi rischia una probabile  frammentarietà, particolarmente ostica a una operazione di sintesi in grado di descrivere adeguatamente le cause della deriva sovranazionale e non solo sanitaria che stiamo sperimentando.

Non seguo alcun ordine di priorità; mi limito a una parziale elencazione che riesca, in ogni caso a dar ragione dell’assunto di fondo: siamo vittime dei nostri egoismi e delle nostre scelte genericamente e  generalmente “sovraniste”.

Cominciamo dagli interventi di “lockdown”. Se c’era un metodo da condividere a livello mondo era proprio questo. Invece tutti sono andati per conto loro, all’interno dell’Europa e nei diversi contesti occidentali e orientali; ciascuno si è ritenuto titolare delle proprie ideologie, incurante dei riferimenti della comunità scientifica e anche solo della banale constatazione che il “virus” si diffonde con il carattere surrettizio di una “solidarietà” provocatoria per la pochezza delle pregiudiziali egoistiche dell’umanità. Ognuno ha pensato per sé stesso quando un comportamento generalizzato avrebbe dato esiti certamente più adeguati.

Continuiamo con le comunicazioni da parte degli stessi che per competenza scientifica avrebbero dovuto indirizzare i comportamenti secondo logica. E l’hanno fatto tanto poco da offrire persino un movente alle contraddittorie disposizioni dello stesso “lockdown” e al punto di porsi all’origine  delle sopra richiamate pregiudiziali egoistiche. Al netto di coloro che hanno motivato con rigore, in troppi hanno dimostrato la fame di una notorietà che attraverso i media ha indirizzato, troppo spesso i comportamenti ottimistici di chi non ha voluto vedere.

Ancora. Scontiamo le conseguenze di una lunga stagione di antieuropeismo, finalmente messo alle corde dal precipitare degli eventi. Basterebbe ricordare le politiche di austerità che hanno imposto tagli ai programmi di salute indispensabili; e non mi si opponga che l’antieuropeismo nasceva proprio da quelle politiche perché si tratterebbe di una verità parziale e, come tale, di un errore tanto subdolo quanto pernicioso. Le resistenze all’ unità politica dell’Europa sono nate e tuttavia nascono da un movente nazionalistico di autosufficienza identitaria che ha influenzato politiche di prepotenza fra gli Stati dell’unione, e hanno finito per affossare la stessa fondazione dell’idea d’Europa basata sulla ragione della pace e della solidarietà tra le nazioni. Il problema è generale e non può valutarsi solo alla stregua del nostro orticello e dei suoi destini. Ora però che le politiche dell’austerità sembrano superate, non si vuol riconoscere il merito di chi vi ha contribuito, anche se si chiama Antonio Conte, per quanto attiene il nostro disastrato Paese. Non basta: residuano importanti resistenze di chi parlando del nuovo premier sottolinea che, uomo dei poteri “forti” della finanza, nella distribuzione dei fondi europei ottenuti, vuol favorire la banche a scapito delle imprese e intanto finge di ignorare il buco finanziario creato per sostenere l’insostenibile, proprio sulle spalle della crescita indispensabile per i posti di lavoro; e nel contempo dimentica che “l’uomo dei poteri finanziari”, con una politica mirata ai vertici BCE ha gestito la salvaguardia dei titoli di Stato, gestendone il mercato, con la benevola tolleranza della Germania (il nemico?!).

Qualcuno potrebbe chiedermi che cosa ci stiano a fare queste considerazioni con gli egoismi che si richiamano a filo di raccordo delle scelte che troppo spesso si sono poste in essere. Ora si potrebbe considerare che il più devastante degli egoismi è proprio quello delle prepotenze ideologiche a scapito della razionalità dei comportamenti.

Ciò posto, resta inteso che la pseudocultura dell’egoismo ha contribuito a affossare la politica, come metodo della solidarietà. Eppure c’era stato chi, tra tutti don Milani, aveva ammonito con inascoltata previdenza che la soluzione in solidarietà era propria della politica in contrapposizione all’egoismo dell’individuo. E ora c’è un esempio di casa nostra persino patetico: la crisi del Movimento che ha fatto dell’antipolitica la fondazione costitutiva del proprio ruolo. I 5S, nati per contestare il sistema, per operare al di fuori di ogni alleanza, dopo l’esperienza delle alleanze più diverse, trovandosi non più a contestare (il “vaffa”!), ma a dover scegliere, si stanno squagliando. Personalmente sono persino tentato di credere alla buona fede, ma intanto il risultato non cambia. In politica o credi nella dialettica e nelle reciproca legittimazione o non c’è neppure possibilità di “toccare palla”.

Alla fine però esiste una causa di ogni egoismo che si chiama mancanza di formazione della base, o, se volete dell’ignoranza in senso proprio. Se si ragiona di “pancia” si creano disastri e se si sfrutta la  deriva populista a fine di consenso si provocano i crolli. Di questo però abbiamo ampiamente parlato altra volta; venuti meno i canali della cultura politica di base tanto per le precarietà del sistema scolastico, quanto per la dissoluzione dei soggetti aggregativi sia laici, sia ecclesiali, sarà molto difficile fermare la deriva. In fondo, alla base di ogni egoismo, l’ignoranza costituisce una concausa non marginale.