“Caro Magris,
con grande dispiacere leggo il tuo articolo “Gli sbagliati”. Sono molto addolorato non solo che tu l’abbia scritto, ma soprattutto che tu pensi in questo modo.
Mettere al mondo un figlio ha un senso solo se questo figlio è voluto, coscientemente e liberamente dai due genitori. Se no è un atto animalesco e criminoso. Un essere umano diventa tale non per il casuale verificarsi di certe condizioni biologiche, ma per un atto di volontà e d’amore da parte degli altri. Se no, l’umanità diventa – come in larga parte già è – una stalla di conigli. Ma non si tratta più della stalla «agreste», ma d’un allevamento «in batteria» nelle condizioni d’artificialità in cui vive a luce artificiale e con mangime chimico. Solo chi – uomo e donna – è convinto al cento per cento d’avere la possibilità morale e materiale non solo d’allevare un figlio ma d’accoglierlo come una presenza benvenuta e amata, ha il diritto di procreare; se no, deve per prima cosa far tutto il possibile per non concepire e se concepisce (dato che il margine d’imprevedibilità continua a essere alto) abortire non è soltanto una triste necessità, ma una decisione altamente morale da prendere in piena libertà di coscienza. Non capisco come tu possa associare l’aborto a un’idea d’edonismo o di vita allegra. L’aborto è «una» cosa spaventosa «…».
Nell’aborto chi viene massacrato, fisicamente e moralmente, è la donna; anche per un uomo cosciente ogni aborto è una prova morale che lascia il segno, ma certo qui la sorte della donna è in tali sproporzionate condizioni di disfavore in confronto a quella dell’uomo, che ogni uomo prima di parlare di queste cose deve mordersi la lingua tre volte. Nel momento in cui si cerca di rendere meno barbara una situazione che per la donna è veramente spaventosa, un intellettuale «impiega» la sua autorità perché la donna sia mantenuta in questo inferno. Sei un bell’incosciente, a dir poco, lascia che te lo dica. Non riderei tanto delle «misure igienico-profilattiche»; certo, a te un raschiamento all’utero non te lo faranno mai. Ma vorrei vederti se t’obbligassero a essere operato nella sporcizia e senza poter ricorrere agli ospedali, pena la galera. Il tuo vitalismo dell’«integrità del vivere» è per lo meno fatuo. Che queste cose le dica Pasolini, non mi meraviglia. Di te credevo che sapessi che cosa costa e che responsabilità è il far vivere delle altre vite.
Mi dispiace che una divergenza così radicale su questioni morali fondamentali venga a interrompere la nostra amicizia.”

Italo Calvino

La lettera, indirizzata a Claudio Magris e pubblicata nel febbraio 1975 da Il Corriere della Sera, era in risposta a Magris, il quale aveva pubblicamente preso posizione antiabortista (sempre sullo stesso giornale), come del resto aveva fatto anche Pasolini. Ricordo che la legge 194 fu poi approvata nel 1978 grazie a un referendum.
La prima volta che lessi questa lettera, mi meravigliai non solo delle posizioni contrarie a un pensiero progressista assunte da Magris e Pasolini, ma dalla eleganza con la quale affronta una questione morale e dalla spiccata onestà intellettuale con la quale Calvino spiega al suo amico la necessità, seppur colma di dolore, di prendere le distanze da lui. Anzi, di recidere il loro rapporto di amicizia.
Quante riflessioni stimola questa lettera…
Il valore dell’amicizia, un valore profondo, fatto di condivisione, di somiglianza e basata su un rapporto di onestà e reciproco rispetto.
Fa riflettere sull’atteggiamento politico di oggi che guarda l’altro come nemico da sconfiggere e non più come avversario da contestare con argomentazioni o con il quale dibattere.
Ma soprattutto, a distanza di ben quarantatré anni, non capisco come la legge 194 possa venire ancora attaccata. Da dove vengono queste idee ipocrite che spingerebbero la società verso una involuzione e a un inevitabile ritorno a pratiche incivili? E a proposito di pratiche incivili, troppi ancora sono gli aborti clandestini. Troppi sono gli obiettori di coscienza. Obiettori di coscienza? Altro tema scottante. Non capisco come un medico possa rifiutarsi di praticare un intervento. Prima dell’obiezioni di coscienza, dovrebbe esistere la salute delle pazienti. Tornando ancora più indietro, prima di iscriversi a Medicina, gli obiettori devono capire che se vogliono difendere le cause, giuste o sbagliate, devono iscriversi a Giurisprudenza.

Scusate, mi sono lasciata prendere dall’assurdità di…

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