LA  GATTA, di Umberto Saba, recensione di Elvio Bombonato

La tua gattina è diventata magra.
Altro male non è il suo che d’amore:
male che alle tue cure la consacra.

Non provi un’accorata tenerezza?
Non la senti vibrare come un cuore
sotto alla tua carezza?

Ai miei occhi è perfetta
come te questa tua selvaggia gatta,
ma come te ragazza
e innamorata, che sempre cercavi,
che senza pace qua e là t’aggiravi,
che tutti dicevano: «È pazza».

È come te ragazza.

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UMBERTO  SABA   (1910)

Il poeta paragona l’amatissima giovane moglie, cui si rivolge (il Tu e le due interrogazioni retoriche) alla gatta di casa, e la ricorda innamorata e selvaggia. 9 endecasillabi e 4 settenari piani; rime (e rime imperfette consonantiche) ABA CBC dDcEEc c: incrociate e baciate.

Il verso finale è la ripresa del v.9; anafore di male, tua, non, che, come; breve inserto di parlato. Tempo dominante il presente indicativo, corroborato dall’imperfetto, il tempo durativo per eccellenza.