È la mattina del 28 marzo 1941.

Virginia Woolf si incammina verso il fiume Ouse, nel Sussex, dove vive insieme con il marito a Monk’s House. In tasca ha dei sassi. Da tempo soffre di sbalzi d’umore, di crisi depressive e quel giorno sente che un’altra crisi sta per arrivare. Cammina, poi si ferma e si getta nel fiume.

Al marito Leonard lascia una lettera toccante e piena d’amore.

Carissimo,

sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai, lo so. Vedi, non riesco neanche a scrivere come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.

V.

Nata a Londra nel 1882, Virginia Woolf fu scrittrice, saggista e attivista.

Pubblicò romanzi e saggi per un pubblico intellettuale e ottenne grande successo, venendo considerata già in vita una delle più grandi scrittrici del XX secolo.

La sua scrittura è nuova, diversa, libera dagli schemi convenzionali. Elimina la forma comune del dialogo diretto per portare l’attenzione del romanzo al monologo interiore dei protagonisti. Il tempo e l’ambiente circostante influenzano le riflessioni del soggetto, in un altalenante incedere. Il linguaggio è ricercato, ricco di metafore, di similitudini.

Particolarmente attenta al ruolo della donna nella società, la scrittrice afferma che la strada per l’emancipazione femminile deve necessariamente passare per l’indipendenza economica e culturale. Nel famosissimo saggio “Una stanza tutta per sé”, demolisce la società patriarcale e, con forza, parla al mondo culturale di esclusivo appannaggio maschile, chiedendo che non ci siano più restrizioni e vincoli per il pensiero e l’operato delle donne.

“La letteratura è aperta a tutti. Sprangate le vostre biblioteche, se volete; ma non potete mettere alcun cancello, alcuna catena, alcun lucchetto alla mia libertà mentale.”

Federica Sanguigni

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