Sul Terrier Nero Russo

Post del 25 luglio 2019

Autori: Andrea e Anna Sivilotti

Oggi voglio parlarvi di un cane poco conosciuto in Italia, il Terrier Nero Russo.

Ruben’s Pride – Esemplare di quattro anni e mezzo.

Di questo canesi è scritto veramente poco, molte delle informazioni che girano sono ripetitive e sono basate su traduzioni dei pochi testi russi che trattano l’argomento.

Non abbiamo certo la presunzione di svelare verità nascoste, vogliamo raccontare un po’ di storia di questo magnifico cane e soprattutto molti aneddoti raccolti fra persone, esperti e amanti di questa razza, persone oramai avanti negli anni, che hanno lavorato nei centri di addestramento militare e per tanto di storie ne avevano molte da raccontare. 

Impressioni e aneddoti che non sono oggettivamente confutabili, e che non hanno mai avuto una grande diffusione sui tanti siti, blog e testi ufficiali.

In effetti di questa razza si hanno poche notizie “certe”, essendo un progetto militare nato e sviluppato nel periodo dell’Unione Sovietica molto è stato secretato, e soprattutto non vi è mai stata una trasmissione ufficiale, o una comunicazione ufficiale degli apparati militari incaricati del progetto. 

Conosciamo solo ciò che hanno voluto che conoscessimo. 


E’ anche molto probabile, come sostiene qualcuno, che all’inizio alcuni esponenti dell’esercito abbiano cercato di rendere le cose fumose, per evitare che dei concorrenti potessero replicare in proprio la razza. Si dice pure che gli inglesi in passato abbiano cercato, sulla base delle informazioni ufficiali, di replicare la razza, ma senza nemmeno avvicinarsi al TNR.

Sta di fatto però che molto è stato anche cancellato dai testi, che comunque nei primi anni avevano quanto meno documentato la storia del progetto.

Alcune di queste persone sostengono che non sia un caso che una delle biblioteche militari russe più importanti la DOSAAF (ДОСААФ), che custodiva molti libri sulla creazione delle razze canine sovietiche, negli anni abbia subito diversi incendi, di fatto mai resi pubblici ufficialmente, perdendo però molta della documentazione ivi custodita. Solo attraverso la testimonianze dei pochi direttamente interessati al progetto militare e rimasti ancora in vita, si è venuti a conoscenza di queste importanti e curiose perdite.

Ufficialmente è noto che il progetto “Rusky Tchornje Terrier”(per noi Terrier Nero Russo TNR) ha avuto inizio alla fine della seconda guerra mondiale.

Il motivo che ha spinto alla produzione di una nuova razza è altresì conosciuto; con il conflitto mondiale erano stati persi quasi tutti i cani da lavoro delle unità cinofile militari, molti morti in guerra sotto i bombardamenti, molti altri nel generoso espletamento delle proprie mansioni.

Si dice che nei quattro anni del conflitto mondiale morirono circa 70.000 cani in uso alle forze militari, compresi molti cani di civili prestati obbligatoriamente alla causa.

L’Unione Sovietica prima del grande progetto di sviluppo e creazione delle nuove razze, non aveva che poche razze autoctone da lavoro.

I cani in servizio all’esercito e alla polizia erano in buona parte dei meticci o cani stranieri, come ad esempio il Pastore Tedesco o il Dobermann, mentre tra gli unici dell’ex URSS c’era il “Laika” e il “pastore del Caucaso”, quest’ultimo però non risultava essere molto gestibile; forte e robusto sì, ma molto aggressivo e poco controllabile.

Già durante il primo anno di conflitto morirono buona parte dei cani di razza, utilizzati come trasportatori di mine anticarro.

I cani venivano addestrati per portare sotto ai carri armati tedeschi ordigni che pesavano dai 3 ai 4 Kg, lì avrebbero dovuto sganciare l’ordigno innescandolo, e ritornare in fretta dal proprio conduttore.

Purtroppo il poco tempo a disposizione per gli addestramenti non aveva preparato adeguatamente tutti i cani, e così molti persero la vita durante quelle operazioni, non facendo in tempo a scappare prima dell’esplosione.

L’enorme sacrificio canino era imposto dall’inferiorità meccanizzata dell’esercito sovietico; a differenza del nemico, l’armata rossa non possedeva ancora un numero adeguato di carri armati per contrastare ad armi pari i tedeschi.

Queste squadre di guastatori furono quindi dismesse solamente a partire dal 1943, quando l’armata sovietica iniziò ad utilizzare i modo massiccio i carri armati, lungo tutti i fronti.

Altre attività militari cruciali che venivano svolte dai cani Laika, riguardavano la ricerca di mine.

Dai numeri riportati negli annuali dell’esercito, si parla di circa 6.000 cani impiegati che, in quattro anni di conflitto, resero inoffensivi circa 4.000.000 di ordigni.

Un altro impiego riguardava i servizi di collegamento e trasporto di messaggi o medicinali.

Una prima discordanza sulla data di inizio del progetto TNR, è legata proprio al conflitto oggi ricordato come “la guerra d’inverno”, con la Finlandia.

Siamo nel 1940 e i vertici militari riportarono al Cremlino i resoconti dei notevoli risultati nel uso dei cani Laika, così che Stalin, impressionato, pare diede già allora il famigerato ordine di sviluppare e creare dei cani propri, ad uso militare e servizio civile.

I Laika e tutti gli altri cani che riuscirono a trovare, infatti, durante i combattimenti con la Finlandia, aiutarono a mettere in salvo circa 650.000 soldati, trasportandoli con delle barelle tirate da slitte, dai boschi e dalle paludi, sino agli ospedali da campo più o meno vicini.

Per tali attività furono impiegate circa 15.000 mute, mentre furono circa 3.500 le tonnellate di munizioni, vettovaglie e armi trasportate sempre dai cani, senza contare poi i viveri, di cui non v’è una cifra ufficiale.

Relativamente alle vittime russe cadute durante l’intero secondo conflitto mondiale, le fonti riconosciute parlano di 20 milioni di perdite, di cui 8 milioni di soli militari, ma le cifre non ufficiali parlano addirittura di cifre doppie.

Alla fine del conflitto l’intero paese era sguarnito di una reale copertura militare, ed era praticamente impossibile riuscire a controllare l’intero territorio e tutta la linea dei confini.

Le truppe meccanizzate che erano state schierate lungo i confini dovevano essere riportate nelle basi, ma le incredibili distanze (anche oltre 10 mila chilometri) che separano i confini orientali da quelli occidentali e il clima rigido, non permettevano di utilizzare i pochi soldati rimasti, sempre che riuscissero a sopravvivere a simili spostamenti.

Così pare che Stalin, ma molti sostengono che il suo intervento sia più una leggenda, dette ordine di sviluppare un progetto per la creazione di un cane talmente robusto e intelligente, da poter sostituire l’uomo in questi duri compiti. 

Ecco allora che le caratteristiche dettate dallo stesso Stalin e dai suoi collaboratori, per contraddistinguere questo nuovo esemplare, possono essere riassunte nei seguenti punti:

  1. Doveva essere un cane di grossa taglia, robusto e allo stesso tempo agile;
     
  2. Doveva avere un senso innato per la difesa e per la guardia;
     
  3. Doveva essere veloce, scattante e forte;
     
  4. Gli arti dovevano essere lunghi e le zampe grosse e possenti così da consentirgli una particolare attitudine al salto e agli atterraggi su superfici accidentate; sui convogli militari, di fatto, avrebbe dovuto saltare da un vagone all’altro durante la corsa del treno;
     
  5. Doveva essere molto resistente alla fatica e alla mancanza di cibo e acqua, così da poter sopportare, lunghi periodi di guardia in solitaria e le lunghe attraversate con i treni;
     
  6. Doveva avere un mantello che lo proteggesse dalle intemperie (freddo e caldo) senza aver bisogno di grande manutenzione (tolettatura);
     
  7. Doveva avere un carattere forte, serio, ma di facile addestramento;
     
  8. Doveva essere molto intelligente, doveva poter in perfetta autonomia, individuare una situazione di pericolo e prendere le corrette contromisure.
    Per l’impiego previsto, infatti, sarebbe stato costretto spesso a lavorare senza la presenza del partner umano (conduttore);
     
  9. Doveva essere adeguatamente temibile e alla necessità aggressivo;
     
  10. Doveva essere coraggioso ma anche molto sospettoso;
  1. Non doveva temere, e quindi rimanere impassibile rispetto alla comparsa improvvisa di rumori secchi e forti, come gli spari di armi da fuoco, scoppi violenti o temporali;
     
  2. Doveva avere assolutamente il mantello nero, per non essere facilmente individuato la notte;
     
  3. Doveva avere un mascheramento degli occhi (ciuffo) per impedire l’identificazione notturna attraverso il riflesso delle luci nelle pupille, per questo motivo l’udito doveva essere superiore alla media, così da poter compensare l’impedita visibilità.
     
  4. Nonostante il mascheramento degli occhi, doveva avere comunque una vista molto potente e reattiva, così da valutare le situazioni e i soggetti che gli si presentavano davanti, attraverso un’analisi complessiva di udito più vista;
     
  5. Non doveva avere un fiuto troppo sviluppato, per evitare che fosse deviato male intenzionalmente da odori forti;
     
  6. Doveva avere un’andatura molto silenziosa e leggera, così da non essere facilmente individuabile nei suoi spostamenti notturni;
     
  7. Doveva avere reazioni immediate, senza mezzi avvertimenti o segnalazioni di intenti, per questo non doveva essere un cane che abbaiava inutilmente.

Da questo lungo elenco di caratteristiche si capisce subito che le condizioni imposte erano molto restrittive e l’operazione ardua.

L’incarico fu affidato come ben si sa all’allevamento militare “Stella Rossa”, sito nella periferia di Mosca, ma per l’immane lavoro che veniva richiesto loro, furono coinvolti non solo gli allevatori ma anche reparti specializzati nello studio e nella manipolazione genetica.

La storia ufficiale parla di un lavoro che è durato parecchi anni, utilizzando molte razze diverse, cifre che pur essendo impressionanti sono volutamente sottostimate.

I primi esemplari che cominciarono ad assomigliare alla razza che sarebbe poi stata formalizzata, si riporta che comparvero nel 1952, mentre il primo Standard di razza sovietico venne ufficializzato proprio nel 1956.

Sono date che ci danno un po’ da pensare, in quanto l’intervallo di tempo tra l’inizio del progetto e lo Standard è estremamente compresso e poco realistico.

Viene da pensare che l’intera operazione sia iniziata ben prima di quanto dichiarato, ed è da questo semplice ragionamento che si può avvallare alcune notizie, non ufficiali, che mettono come data d’inizio del progetto TNR negli anni ‘20.

Comunque sia, il primo Standard di TNR riportava le seguenti misure:

Standard maschio: altezza al garrese 66-72cm

Standard femmina: altezza al garrese 64-70cm

Index Formato 100-105

(un Index 106-108 era già considerato non accettabile)

Con questi pochi dati possiamo già capire che i cani dovevano avere una proporzione al quanto quadrata, non allungata o alta e snella.

Negli anni vissuti in Russia io e mia moglie (russa), come accennato all’inizio, abbiamo raccolto varie testimonianze di persone coinvolte direttamente e indirettamente in questo progetto, e del numero ufficiale o meno di razze impiegate per selezionare il Terrier Nero Russo.

Nelle informazioni ufficiali, si afferma che è stato individuando, quale capostipite della razza, un maschio di Schnauzer Gigante, tale Roy.
Di fatto però, sia per la constatazione che la tempistica di sviluppo del progetto sia poco attendibile, sia per la presa in considerazione anche di informazioni non ufficiali, che riportano l’utilizzo nei primissimi esperimenti, di incroci con diversi esemplari di cani meticci e randagi, dei quali sarebbe impossibile anche volendo ricostruirne i tratti genetici o di discendenza, siamo portati a dedurre che sia veramente improbabile avere delle certezze sull’intero percorso del progetto TNR

Così facendo, da alcune fonti che hanno avuto modo di accedere ad informazioni di prima mano, abbiamo appreso quelli, che in mancanza di prove documentate, possiamo considerare solamente degli aneddoti interessanti.

Ci hanno parlato di 39 razze diverse utilizzate nel programma, ma non solo, ci hanno fatto notare che il TNR ha una particolare dote che si evidenzia nei suoi movimenti in fase di attacco, ovvero la facoltà di muovere gli arti anteriori anche trasversalmente, in una apertura come un abbraccio o uno schiaffo, arrivando ad aprire le due zampe anteriori quasi a 90° rispetto l’asse del torace, caratteristica che pare sia stata inserita con la genetica, prendendola dagli orsi.

Inoltre per coloro che hanno avuto modo di addestrare il TNR o assistere ai loro addestramenti, avranno notato che generalmente il TNR non è disposto ad attaccare in modo metodico ed ordinato la manica del figurante, come ad esempio fanno i Pastori Tedeschi, bensì tiene un atteggiamento che può sembrare quasi isterico, saltando da un lato all’altro e attaccando il figurante in varie parti del corpo, prediligendo la spalla.

È il cane che in piena autonomia, per indole imposta, vuole decidere la strategia d’attacco.

Un anziano istruttore che ha lavorato all’interno del programma per quasi quarant’anni, ci ha raccontato che questa è una tecnica che è stata loro inculcata fin dalle origini, proprio per non dare una prevedibilità delle loro intenzioni, per cercare di sfinire l’avversario fisicamente e psicologicamente disorientandolo, in modo da abbatterlo portandolo a terra, così da poterlo gestire più agevolmente una volta disteso.

Tra i vari soprannomi che gli sono stati affibbiati, oltre a quello più conosciuto: “Il cane di Stalin” (anche se ci sono dei dubbi sul fatto che sia stato proprio lui a dare l’inizio al progetto), ci sono anche “Il fulmine nero” o “La morte nera”.

Quest’ultimo è nato dalla particolare tecnica d’attacco che il TNR predilige, arrivando veloce e silenzioso alle spalle della vittima, l’aggredisce a zampe anteriori aperte, addentandola alla spalla (in prossimità della clavicola), un’azione repentina e inaspettata che gli consente il vantaggio della sorpresa e la prerogativa di non concedere all’avversario una qualsiasi reazione di difesa.

È ovvio che stiamo parlando sempre di caratteristiche peculiari agli esemplari, allevati ed addestrati fin da cuccioli, dai responsabili dell’allevamento militare “Stella Rossa”.

Sempre lo stesso istruttore ci raccontò anche che alcuni dei primissimi esemplari ottenuti, nelle presentazioni ai vertici militari, cosa strana, si fecero notare per una dote mancante: praticamente non abbaiavano mai.

A quel punto un generale esclamò dicendo:

“un cane che non abbaia non è un cane!”.

La cosa oggi ci può far sorridere, ma ci dobbiamo immedesimare nei poveri addestratori e allevatori di quel tempo, nella rigida e rigorosa Unione Sovietica, dove un simile errore poteva costare molto caro.

Fu così che per risolvere la mancanza, dovettero inserire negli incroci anche dei cani da caccia.

Per spiegare meglio il concetto di rigidità e severità sovietica, vi racconterò un aneddoto che centra poco con il TNR, ma rende molto bene l’idea, e soprattutto ci fa capire come mai questi cani rispettivo in toto, o quasi, le caratteristiche imposte inizialmente.

Se qualcuno ha avuto modo di visitare Mosca, in pieno centro alle spalle della Piazza Rossa, di fronte al parco del Maneggio, c’è l’ex Hotel Moscva (Мосва).

L’hotel ha una storia davvero bizzarra, visto l’importanza dell’opera, l’architetto e il suo staff decisero di preparare un bozzetto generale per sottometterlo a Stalin per l’avvallo finale.

Il bozzetto in questione, per la facciata centrale riportava due distinti stili per ognuno dei due corpi laterali, uno a destra e uno a sinistra, diversi tra loro come ho già detto.


Quando fu presentato, il presidente del PCUS appose la sua firma al centro, approvando di getto l’intero bozzetto.

Gli architetti che non avevano fatto in tempo a spiegare prima a Stalin che doveva scegliere uno dei due stili, non ebbero il coraggio di chiederglielo in seconda battuta e così realizzarono la costruzione, pari pari al bozzetto approvato.

Hotel Moskva a Mosca – Immagine tratta dal web

Tornando al nostro caro TNR, un’altra argomento degno di nota, riguarda i primi test di lavoro e i primi incarichi assegnati, tra i quali fu impiegato come guardia nelle carceri.

Il risultato fu stupefacente, gli esemplari impiegati risultarono molto diligenti all’incarico assegnatogli, aggressivi e temuti, così che ancora oggi vengono impiegati in tali contesti.

Fin qui abbiamo parlato del grosso lavoro svolto da tutti gli esperti coinvolti nel progetto, e delle grandi aspettative riposte nello sviluppo della razza, purtroppo però oggi dobbiamo affrontare anche l’aspetto non militare di questa operazione.

Già dall’inizio degli anni ’80 e poi con l’inizio della Perestroika, il Centro Cinofilo Stella Rossa decise di vendere ai privati cittadini gli esemplari meno consoni al lavoro, ovvero, quei cani che ad esempio nel processo di sviluppo nascevano con un mantello più folto e morbido e quindi più delicati, caratteristica che rendeva necessarie maggiori cure sotto il profilo della tolettatura.

Da quel momento si aprì la strada agli allevamenti privati, al riconoscimento ufficiale della razza e di conseguenza alle esposizioni di bellezza.

Una razza che sino a quel momento aveva avuto come unico scopo di essere utile all’Esercito, alla Polizia, alle Guardie Doganali, alla protezione Civile dell’Unione Sovietica, cominciava a farsi conoscere e stimare anche sul piano internazionale.

Va da sé che come ogni attività sregolata, se lasciata completamente nelle mani di inesperti o esteti fanatici, si finisce per rovinare l’intera operazione e con essa vanificare il grande sforzo dei creatori.

Uno dei problemi che più addolora e fa arrabbiare chi con questi cani ha lavorato per anni, è che i possessori di TNR non addestrano e non impiegano più i loro cani per lo scopo cui sono stati creati, cioè il lavoro.

Per i loro creatori e per i puristi della razza, il TNR rimane un cane di servizio, da lavoro, non un cane da scorrazzare da una mostra di bellezza all’altra, e per il resto del tempo, tenerli chiusi in casa o nel cortile.

Un altro grande problema, che ci ha evidenziato un anziano addestratore di TNR, riguarda gli standard internazionali di addestramento, che non sono adatti a questo tipo di cane, e costringerli ad adeguarsi significa operare una forzatura sulla loro psiche, e sulla loro genetica.

Ricordo ancora vivamente una telefonata di mia moglie ad un generale del Centro Cinofilo Stella Rossa, io a fianco sentivo le urla del generale, le sue imprecazioni in russo nei confronti dei privati cittadini che a suo dire:

“Stanno rovinando una razza esclusiva e irripetibile”.

Solo per citare alcuni esempi a cui faceva riferimento il militare:

  • incroci tra discendenti dello stesso ramo genealogico, solo per valorizzare esemplari dai mille titoli conquistati nelle esposizioni;
     
  • valorizzazioni di aspetti estetici a discapito di quelli fisici, ad esempio la continua riproduzione di esemplari sempre di più grossa taglia (gigantismo) con il rischio di ripercussioni sulla struttura ossea;
     
  • la cultura ossessiva del mantello nei suoi dettagli (ciuffo, barba, elementi decorativi lungo le gambe), ricercata con tolettature estreme e impedendo ai cani di poter vivere una vita più naturale, divertendosi a sgranocchiare ossa animali o facendo lunghi bagni nei fiumi e nei laghi, il tutto per non rovinare le acconciature.

Una reazione, quella del generale, che di fatto preannunciava quella che con inizio gennaio 2018 è stata ufficialmente una decisione del Ministro della Difesa russo, che ha introdotto il divieto, da parte degli allevamenti di Stato, di vendere ai privati cittadini i loro cani.

Non parlo poi della follia di alcuni, che ultimamente si sono posti la mira di creare un esemplare dal mantello chiaro.

A tal proposito voglio ricordare che proprio durante lo studio e i primi esperimenti fu chiaro fin da principio, che i cani con il mantello nero risultavano essere più docili nell’addestramento, e quindi più gestibili.

Pensare ad un cane di questa mole e queste caratteristiche genetiche, che non sia adeguatamente docile e addestrabile, significa produrre dei cani pericolosissimi.

Va da sé che facendo riferimento alle caratteristiche sopra citate, e quindi alla storia che ha portato alla produzione di questo magnifico esemplare, capiamo benissimo che non è un cane adatto a tutti, o meglio, non è un cane adatto a quel tipo di famiglia che, non ha né il tempo e né la voglia, di dedicare parte della propria vita all’addestramento prima e al lavoro poi del cane.

Quando parlo di lavoro, per i privati, intendo un costante impegno in termini di esercizi e allenamenti per mantenere vivo in lui il senso di utilità nel nucleo familiare e nella società.

Un cane ben addestrato, infatti, che ha ben chiari i ruoli di tutti i singoli individui del nucleo familiare (per lui “branco”), risulterà un cane bilanciato e privo di atteggiamenti aggressivi gratuiti.

Un altro mito da sfatare riguarda la sua aggressività nei confronti dei bambini.

L’indole protettiva (difesa) del TNR, fa sì che se il cane sente un bambino gridare, piangere, o emettere suoni alterati rispetto alla norma, scatta in lui un senso di protezione nei confronti del piccolo, che manifesta nell’unico modo che conosce, spinge con le zampe a terra il piccolo e cerca di tenerlo fermo per farlo calmare, proteggendolo da qualsiasi intervento di terzi.

Quella che può sembrare, a primo acchito, un’aggressione di fatto è una messa in sicurezza.

È evidente che vista la mole del cane, nella manovra sopra descritta, il bambino può subire un trauma psicologico superiore a quello fisico, per questo motivo è consigliabile evitare di fargli avvicinare bambini troppo piccoli, che il più delle volte possono avere reazioni emotivamente improvvise e incontrollate, che il TNR potrebbe mal interpretare.

Il TNR è un cane, come ho già detto, dal carattere forte ma dal facile addestramento.

Il carattere forte si evince dalla sua caratteristica di dominatore, per questo motivo nella famiglia che lo alleverà ,dovrà essere ben presente una figura forte di capo branco (solitamente l’uomo di famiglia), dal pugno di ferro, per usare una metafora, altrimenti lui si arrogherà il diritto di prenderne il posto.

È vero anche che gli esemplari oggi a disposizione dei privati, nella loro evoluzione lontano dagli impieghi militari e di sicurezza, sono diventati molto più docili e non pericolosi per le famiglie, senza però venir meno alla loro principale missione, ovvero quella di difendere in tutti i modi il branco (i componenti della famiglia).

La loro intelligenza si apprezza nella capacità innata che hanno di soppesare ogni situazione, adottando di volta in volta l’atteggiamento più adeguato alla stessa.

Ad esempio il TNR è capace di comprendere l’umore del suo proprietario, infatti se l’umore non è buono lui starà in disparte, se invece in famiglia c’è aria allegra anche lui chiederà attenzioni.

Nel caso i proprietari ricevano ospiti in casa, il TNR inizialmente sarà abbastanza diffidente, poi si comporterà di conseguenza al comportamento del capo famiglia, quindi la reazione del cane dipenderà molto da quella del proprietario.

C’è un altro aspetto molto importante del carattere del TNR, e riguarda il legame che lo stesso instaura con il suo proprietario, all’interno della famiglia che lo ha accolto.

È un legame molto forte, che non gli consente di rimanere per lunghi periodi separato dal suo proprietario.

La separazione prolungata è per il TNR una grande sofferenza che può procurargli inappetenza, depressione e soprattutto indebolimento del sistema immunitario.

Questo aspetto caratteriale è stato, all’inizio della sua carriera militare, un grosso limite in quanto, a quei tempi i cani venivano affidati ai conduttori per periodi non superiori ai due anni, dopo di che il cane passava ad un altro conduttore.
 

Il TNR non è mai riuscito a sopportare la separazione dal suo primo conduttore, e per tanto il suo impiego è stato molto inferiore alle aspettative, in quanto è stato possibile utilizzarli solo nei corpi dove il cane rimaneva affiancato sempre allo stesso conduttore, come ad esempio nella polizia doganale.

Mia moglie Anna con Ruben’s pride e Gypsy Girl Ederlezi

In ultimo alcuni suggerimenti che mi sento di dare.

Come per ogni razza, i futuri proprietari prima di procedere all’acquisto, dovrebbero conoscere bene che cane stanno acquistando, dovrebbero avere ben presente come dovrà cambiare la loro vita familiare con l’arrivo di quel cane in particolare, e come dovranno comportarsi con il resto del mondo quando porteranno a spasso il proprio cane o riceveranno ospiti a casa.

Altra cosa che io ritengo importante, e questo sempre a prescindere dalla razza che si vuole acquistare, l’allevatore da cui si vuole acquistare il cucciolo o semplicemente il responsabile del canile dove si vuole prelevare un cucciolo, dovrebbe avere la serietà e la professionalità di intervistare gli acquirenti, indagando a fondo, per capire se quel cane in particolare, faccia proprio al caso loro.

Professionale è quell’allevatore che a volte sa dire “no” ad un acquirente inadeguato, per il bene del cane, per il bene dei familiari e per il bene della comunità intera.

Alla prossima.

Blog Autore articolo:  www.andreasivilotti.com

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