(di Valeria Bianchi Mian, Psicologa Psicoterapeuta)

La psicoanalista Marion Milner mise a punto un metodo simile allo scarabocchio che consiste nel lasciare la mano libera di vagare sul foglio. Che la mano faccia ciò che vuole. Ne risultano una serie di buffi disegni che raccontano il percorso di ciò che per lei è equivalente delle libere associazioni.

Una strada che intraprende lei stessa, Marion, lottando e scendendo a patti con la propria arte. In Non poter dipingere (On not being able to paint, 1950), non scelse di analizzare l’artista professionale e riconosciuto. Osservò e seguì se stessa come pittrice dilettante, con tutte le difficoltà e gli sforzi maldestri da principiante nel disegno e nella pittura. Alla Milner non interessa il genio che si esprime attraverso la pittura, la perfezione della bellezza come concetto assoluto e purista ma, come suggerisce il titolo del libro, ciò che conta davvero per comprendere la creatività è il limite che noi stessi le attribuiamo.

Relazionarci con tutto quello che possiamo chiamare ostacolo serve per capire cosa impedisce all’individuo comune di esprimere la propria creatività. Freudiana, la Milner mi affascina perché è stata coraggiosa e tutti coloro che si sentono a disagio, tesi nel perfezionismo tra ideale e reale, possono seguire i tentativi dell’autrice di sbaragliare i demoni che le impediscono di dipingere (e riconoscersi in lei).

Liberare la creatività è anche, per l’autrice, far volare la libera associazione e dis-velare l’inconscio.

Pur essendo di orientamento junghiano, l’alchimia vissuta da Milner risuona nel mio bagaglio culturale sin dai tempi della scuola di specializzazione.

Risvegliare la creatività è vitale, ma per dare spazio e forma a questo anelito che ci riguarda in quanto umani creatori di culture nel vaso collettivo che, antropologicamente parlando, è Cultura con la C maiuscola, e per permettere all’arte – con i nostri talenti specifici – di prendere spazio e forma, dobbiamo fare i conti con la terra.

Le persone che hanno difficoltà con la propria creatività, spesso patiscono quella degli altri ma questo elemento non è in loro che lo specchio di quel limite che essi impongono alla propria anima.

Nel mio lavoro ho incontrato diversi genitori ossessionati dall’igiene e dall’ideale di una bellezza ‘a modino’ proiettato sui propri figli. Il bambino che vive in loro è sempre stato il primo a sentirsi a disagio di fronte alla viriditas della terra interiore. Perché è stato un bambino – o una bambina – messo/a in gabbia.

La pretesa di perfezione che abita nella mente degli umani definisce rigidamente i confini travalicando l’esigenza individuale per diventare troppo spesso obiettivo comune – pensiamo a certi insegnanti ossessionati dal ‘programma’, tanto da dimenticare il livello delle relazioni e della formazione. Il perfezionismo della Vergine è l’assenza della terra, del corpo delle cose; è la separazione tra i livelli dell’essere completo. Un bellissimo libro che mi viene in mente, edito da Red tanti anni fa, di Joane Stroud e Gail Thomas, è L’intatta. Archetipi e psicologia della verginità femminile, nel quale il gap tra i volti del femminile appare senza cuciture, nell’analisi dei miti connessi alla Madre.

Risvegliare la creatività è un procedimento che richiede l’accoglienza della pienezza e delle differenze interne tra le nostre stesse molteplici attitudini, per poter accogliere con curiosità tutto quello che esce dagli schemi nei quali ci sentiamo tutelati e far verdeggiare le idee nuove. “La pienezza umana”, scrive Luigi Aurigemma nella prefazione al Mysterium Coniunctionis, “è davvero realizzabile soltanto se all’ascesa in coelum, apportatrice di un paradisiaco ma insufficiente presentimento di fine perseguito, fa seguito una difficile ma essenziale descensio in terram, cioè nella pratica del mondo, delle cose concrete”.

Per farlo, la ‘discesa nella terra fetida’ sarà l’avventura che potrebbe per alcuni far scoprire un mondo perduto.

PER CONTATTARE LA DOTT.SSA VALERIA BIANCHI MIAN: dott.ssavaleriabianchimian@gmail.com – LETTERE ALLA PSICOLOGA SU ALESSANDRIA TODAY.

Sketches – VBM

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