In margine a “Una lettera aperta dai Verdi italiani a Mauro Draghi”

Autori :   Marco Castelli, Pier Luigi Cavalchini,  Luigi Fasce

Gli iscritti e simpatizzanti dei Verdi/Europa Verde che si riconoscono nel gruppo operante in alcune province della Liguria e del Piemonte sud) sono ben felici di segnalare quanto diramato dall’Esecutivo nazionale dei Verdi, consistente in una “Lettera aperta al Presidente del Consiglio Mario Draghi”, prima che sia troppo tardi (aggiungiamo noi).

Giusta la proposta di 10 punti di tematiche qualificanti, come peraltro hanno fatto, indicandone altri in aggiunta,  alcune  associazioni ecologiste di rilievo nazionale.

Diversamente da queste benemerite associazioni,  Europa Verde – in quanto forza politica di rilievo nazionale financo europeo – ,  specie in questa tappa del nostro percorso congressuale che dovrà definire il nostro futuro manifesto identitario con a fondamento l’ecologia ma da erigersi su solide basi costituzionali. Secondo  i “Principi fondamentali” dei   diritti civili, sociali, del lavoro, in vista di una revisione dell’attuale  modello economico ( con riferimento alla Costituzione al prima parte titolo terzo “Rapporti economici”). Questo nella fondata convinzione della necessità di un superamento dell’attuale modello neoliberista  economico-finanziario sancito dai trattati europei e BCE, e – in qualche modo – “ auto imposto “ dai partiti politici al governo degli Stati europei nell’ultimo trentennio.

Prospettiva di superamento dell’attuale sistema reso indispensabile dopo l’evento pandemico epocale che ne ha allargato oltre la sopportabilità   le vistose crepe già  esistenti. Il “Ricovery plan” è la strenua missione impossibile tentata dagli stessi partiti che hanno perpetrato il sistema economico-finanziario  insostenibile sotto il profilo sociale e ecologico.

Draghi sembra consapevole, e prima di lui Paolo Gentiloni nel ruolo di commissario Ue, che le regole del debito non potranno tornare più come  prima. In effetti è una speranza assurda visto che  il livello del dedito nel nostro paese è giunto al 159,8%. Il più alto degli ultimi cento anni, mentre il deficit è salito all’11,8%. Quindi il Patto di stabilità  sancito arbitrariamente   3% non va solo sospeso, ma completamente ripensato con altri criteri, e il fiscal compact eliminato, non solo, lo stesso  pareggio di bilancio messo  fuori dalla nostra Costituzione.

Draghi già quando era il presidente della BCE con il “quantitative easing” (comprando bond di Stati europei, in primis l’Italia per non fare crollare l’Ue) aveva già  trasgredito quanto sancito dallo statuto della BCE Bloccando la perversa spirale dello spread. Attuando di fatto politiche monetarie calmieratrici dei tassi   come  faceva normalmente la Banca d’Italia quando era sotto l’egida del Tesoro.

Non servono mezze misure come il ventilato taglio del debito pubblico a risanare il comatoso  sistema neoliberista bensì una radicale riforma dei  Trattati europei e dello stesso Statuto della BCE con governo eletto dal Parlamento europeo.

In tale prospettiva si renderà pienamente realizzabile nei tempi previsti  anche  la legge sul clima  votata dal parlamento in ottobre nel 2020 attualmente ancora a rischio di fallimento rispetto all’eliminazione graduale di tutte le sovvenzioni dirette e indirette ai combustibili fossili entro il 2025.

Ovviamente si stanno attualmente scatenando le lobby delle fonti  fossili e peggio ancora del nucleare  per inserire  truffaldinamente  gas e nucleare nell’elenco delle energie rinnovabili  al fine di ottenere finanziamenti dal “Recovery fund”.

I nostri parlamentari europei assieme a tutte le altre forze politiche che hanno votato in parlamento  la legge sul clima si  devono prontamente attivare per bloccare questa sordida manovra. Prima che le emergenze si complichino e diventino davvero irrisolvibili, prima che la catasta di leggi e leggine, a volte in contraddizione, avviluppino in un groviglio inestricabile quel che di buono dovrebbe fare il Ministro della Transizione ma anche tutti gli altri ministri coinvolti.

Tutto ciò premesso, assume un rilievo tutto particolare la lettera inviata dai vertici dei Verdi nazionali a Mario Draghi, riassunta nei dieci punti sottoriportati. Documento su cui proponiamo una attiva e positiva riflessione e al quale sarebbe opportuna qualche integrazione che – collaborativamente –  ci sentiamo di proporre.

La lettera di Angelo Bonelli costituisce, di fatto,  una “ prova di attendibilità” dei Ministri di competenza, a fronte delle  promesse fatte durante i molti incontri avuti con i massimi livelli dagli esponenti nazionali di Verdi / Europa Verde. Un “ruolino di marcia”  che dovrà concretizzarsi in impegni consistenti con  investimenti veri e non con il solito “green washing”.  Il “Recovery Plan”, predisposto dal Governo Draghi al proposito, potrebbe costituire il viatico per cambiare la curva discendente che vede l’Italia indebolirsi  su più fronti e chiudersi man mano in se stessa.  Un aiuto, forse insperato , che non va sprecato.

Passando ai contenuti della lettera. Angelo Bonelli è stato molto chiaro: “ Abbiamo inviato al Presidente del Consiglio Draghi le nostre 10 proposte davvero green per curare l’Italia e condurla fuori dalla crisi economica e sociale”. Riprendendo testualmente parte della premessa (*)

In sostanza chiede che ci sia un cambiamento di rotta sostanziale rispetto al vecchio PNRR voluto dal già Presidente  Conte, risultato di mille trattative e di riduzioni progressive.

L’indirizzo, invece, dovrebbe essere opposto: si dovrebbe avere il coraggio, per esempio, di investire nel trasporto locale, sia ferroviario sia urbano, riaprendo tratte dismesse in modo inopportuno negli ultimi trent’anni e ricostruendo tutto il parco ferroviario di piccola-media percorrenza. Sempre su questo argomento, procedendo all’acquisto di  15mila nuovi autobus o realizzando 2000 km di vie ciclabili e 3.500 Km di piste ciclabili turistiche, oltre a 300 nuovi km di rete attrezzata per il trasporto rapido di massa con tram e filobus. Di proposito sono stati indicati numeri precisi, frutto di calcoli non semplici che hanno coinvolto decine di tecnici ed esperti “Verdi”, vicini a quella che ritengono una delle poche proposte politiche valide sul mercato.  Per altro già inseriti nei vari direttivi di associazioni ambientaliste o di tutela dei consumatori. Provvedimenti che, come si può ben immaginare, consentirebbero di cambiare il volto delle nostre città, aumentando la qualità della vita dei cittadini, “non più costretti a respirare i fumi delle strade congestionate o a passare ore nel traffico”. La “ lettera aperta” fa  un chiaro riferimento alla perdita di più di 100 mila litri di acqua potabile ogni secondo, con la conseguenza evidente della necessità di investire nelle reti idriche, non per ridurre le perdite del 15%, come prevede l’attuale PNRR, ma cercando di raggiungere un pieno 30%.

Si va, comunque, anche oltre, toccando altri temi cari alla tradizione ecologista. Primo fra tutti , quello della tutela dell’agricoltura, un bene inestimabile per il nostro Paese che “bisogna tutelare e incoraggiare, con lo sviluppo di filiere del ‘Made in Italy’ biologiche e la creazione dei biodistretti. “ Infine il chiaro riferimento alla necessità di un intervento radicale per quanto riguarda il traffico veicolare privato (e pubblico) arrivando alla messa al bando di tutti i motori diesel e a benzina a partire dall’anno 2035, così come – d’altra parte – è già stato stabilito da altre Nazioni europee.

Di fronte a tutto questo, afferma Bonelli “ stride che le Commissioni congiunte di Camera e Senato abbiano approvato all’unanimità l’ampliamento e la richiesta di aumentare i fondi per la capacità militare delle nostre forze armate. Il capo della Protezione Civile Curcio dice che siamo in guerra e servono misure di guerra per combattere il Covid.”

In realtà la cura dovrebbe essere complessiva e riguardare miriadi di settori troppo spesso dimenticati o, peggio, lasciati a loro stessi, in mano a mafie e maneggioni. Una attenzione che non dovrà riguardare solo i fenomeni pandemici, affrontati complessivamente in modo positivo dal secondo Governo Conte e da queste prime fasi del Draghi Uno, ma che dovrà tenere in conto stanziamenti seri per poter iniziare a rispondere ad emergenze e disfunzioni non più procrastinabili.

Al tempo stesso non possiamo che rimarcare alcune mancanze che, sinceramente, avremmo pensato di trovare in questi “punti fondamentali non trattabili”: la “Questione energetica” dalle modalità di produzione assolutamente non fossili e tanto meno di origine nucleare, il piano nazione per il riciclo integrale dei rifiuti l’ attenzione ai delicatissimi comparti di  “Sanità”, “Scuola “ e “Cultura” ed il progressivo ridimensionamento dell’industria legata alle armi di qualsiasi tipo, in osservanza con l’art. 11 della Costituzione e con quanto più volte espresso nella recente enciclica “Laudato sì”.

Lo consideriamo un primo passo, un “segnale di esistenza” che deve concretizzarsi con presenze e consistenze avvertibili in tutti i modi possibili nelle varie regionali italiane. Per il momento, comunque, abbiamo questo elenco (aderente all’ originale) a disposizione:

.1. Acquisto 500 nuovi treni per pendolari per trasporto regionale, comprensiva della sostituzione totale dei 256 treni diesel ancora circolanti. Gli attuali 456 treni circolanti hanno un’età media di circa 30 anni: costo 6,25 miliardi di euro. L’attuale proposta di PNRR prevede l’acquisto di 80 treni per un costo di 1 miliardo di euro.

.2. Acquisto di 15.000 nuovi autobus: costo 9 miliardi di euro. In particolare, il parco autobus italiano per il trasporto pubblico locale è composto da 42.000 veicoli, di cui quasi il 90 % a benzina, diesel e a doppia alimentazione e più del 40 % veicoli ad alte emissioni (ad esempio Euro 0, Euro 1, Euro 2, Euro 3, Euro 4). La flotta italiana di autobus per il trasporto pubblico presenta un’età media notevolmente superiore alle omologhe dell’UE: ossia 10.5 anni contro 7 anni ed è quindi caratterizzata da un elevato consumo di carburante e da elevati costi di manutenzione. L’attuale proposta di PNRR prevede l’acquisto di 5.139 nuovi autobus.

.3. Costruzione di 300 km di nuova rete attrezzata per i servizi di trasporto rapido di massa come tram e filobus: costo 4 miliardi di euro.

.4. Realizzare 2.000 km di vie ciclabili nelle aree urbane e 3.500 km di piste ciclabili turistiche. Le piste ciclabili urbane e metropolitane dovranno essere sviluppate nelle 40 città che ospitano le principali università, scuole secondarie ed in prossimità di uffici pubblici, centri direzionali e commerciali per essere collegate a nodi ferroviari o metropolitani: costo 2,4 miliardi di euro.

.5. Acquisto unita navali veloci traghetti, alimentate a idrogeno, adibite al servizio trasporto merci e ferroviario per attraversamento stretto Messina: costo 1,1 miliardi di euro.

.6. Consumo suolo e Diesel. Impegni di legge: a)divieto di immatricolazione di auto diesel e benzina a partire dal 2035. b) legge sul consumo di suolo

.7. Le bonifiche dei SIN. Sei milioni di persone vivono in siti altamente inquinati come Taranto, Priolo, Gela, Milazzo, Brescia, Porto Torres, e altri territori non bonificati come la Terra dei fuochi, Valle del Sacco, Val d’Agri, e le falde inquinate del Veneto e del Piemonte da PFAS  (con spese in dettaglio da quantificare)

.8. Tutelare e valorizzare la Natura d’Italia e fermare la perdita della biodiversità finanziando un programma di investimenti nelle 6 aree strategiche per la riconnessione ecologica del Paese: Alpi, Corridoio Alpi-Appennino, Valle del Po, Appennino Umbro-Marchigiano, Appennino Campano Centrale, Valle del Crati – PreSila Cosentina, realizzando progetti per il risanamento naturale e idrogeologico ed estendere questi inteventi anche alle aree costiere e marine in corrispondenza delle zone a maggiore biodiversità e a maggiore rischio per le pressioni antropiche.

.9. Agricoltura biologica. Nella versione definitiva del PNRR, chiediamo sia inserito un esplicito riferimento al raggiungimento degli obiettivi delle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” indicando la priorità dell’incremento della superficie agricola certificata in agricoltura biologica, lo sviluppo di filiere del “Made in Italy” biologiche e la creazione dei biodistretti, con priorità nelle aree naturali protette. Vanno individuate risorse e percorsi condivisi per ridurre l’uso sistematico di fertilizzanti chimici e pesticidi.

.10. Acqua reti idriche. Ogni secondo in Italia si perdono 104 mila litri di acqua potabile a causa della rete idrica obsoleta. La nostra rete idrica perde il 41% mentre il PNRR prevede un investimento di 2,36 mld di euro con cui si dichiara di voler intervenire su 25.000 km di rete di distribuzione idrica con una riduzione delle perdite del 15%. Proponiamo che la riduzione delle perdite sia portata al 30%.

(*)https://europaverde.it/2021/04/02/10-proposte-dei-verdi-per-il-pnrr/

Gruppo_Promotori_Synthesis_Piemonte_Sud 

(Promotori “Futura Sintesi” –  iscritti e simpatizzanti Verdi – Europa Verde)

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