(articolo della Dott.ssa Valeria Bianchi Mian)

Probabilmente tutt* siete a conoscenza del fatto che Alejandro Jodorowsky e la sua compagna di vita operano alchemicamente insieme nel contenitore duo-androgino che ha preso il nome di Pascalejandro.

Sono particolarmente affascinata dalle coppie in arte. A partire dal Mutus Liber del ‘600, adepto e soror mistica alle prese con la trasformazione della materia prima in Arte sono espressione bellissima della coniunctio, la congiunzione della quale ci parla lo stesso Jung e che è fondamentale per l’essere umano alla ricerca di se stesso. Quando la ricerca si riflette anche nella relazione trovo tutto particolarmente fecondo (sarà che sono innamorata)…Comunque…Io ho avuto modo di godere della mostra ARTE IN DUE, Torino 2003. C’è un catalogo con le coppie celebri nel mondo creativo. Naturalmente manca Pascalejandro che invece trovate qui (video caricato da Pascale Montandon su Instagram). La mia preferita: Lou Reed e Laurie Anderson, adoro entrambi.

Voi?

VIDEO:

https://www.facebook.com/PascaleMontandonJodorowsky/videos/2390492424379689/

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Amore in tedesco: Liebe

Amore in francese: amour

Amore in arabo: gharam, mahabba

Amore in armeno: ser

Amore in bengali: prem

Amore in berbero/kabyle: ishta, mehiba, lemhibba

Amore in cinese: ài

Amore in coreano: sarang

Amore in danese: kærlighed

Amore in egiziano: merout

Amore in spagnolo: amor

Amore in estone: armastus

Amore in finnico: rakkaus

Amore in gaelico (Scozia): gaol

Amore in greco: agapi ou erotas

Amore in ebraico: ahava

Amore in ungherese: szerelem

Amore in indi: pyaar, mohabbat, ishq e prem

Amore in giapponese: ai, koi

Amore in lituano: meilè

Amore in maltese: imħabba

Amore nella lingua maya: yacunah

Amore in norvegese: kjærlighet

Amore in rumeno: amor

Amore in russo: ljubov

Amore in sanscrito: preman, manmatha

Amore in serbo-croato: lyubav

Amore in sloveno: ljubezen

Amore in svedese: kärlek

Amore in tahitiano: here

Amore in tibetano: cham-po

Amore in ucraino: lyoubov

Amore in vietnamita: tinh, ái

Amore in zulù: intando, uthando

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SULL’AMORE OGGI:

Per abitare il mondo di oggi vivendo al meglio le relazioni affettive occorre dotarsi di un bagaglio leggero ma versatile, una cassetta per attrezzi che siano multidisciplinari, una strumentazione poliedrica che permetta di tenere conto contemporaneamente di più livelli in ogni esperienza vissuta. Essere uomini e donne nel Terzo Millennio è un’impresa ‘lunar-solare’, più che un mito eroico in onore della forza: è un percorso quotidiano che richiede a ognuno di noi un allenamento alla visione prismatica, un dinamismo nell’adattarsi agli avvenimenti interni ed esterni riconoscendoci al contempo fruitori e creatori di un presente condiviso sulla Terra con altri sette miliardi di umani. Ci muoviamo in un tempo-spazio troppo complesso per mantenere lo sguardo ancorato a un punto fisso, a un confine immutabile, a una definizione identitaria di noi stessi che si riveli poi – attraverso l’ineluttabilità del sintomo – eccessivamente unilaterale. Occorre rimescolare in continuazione le certezze acquisite, in una danza quotidiana tra il carpe diem e il memento mori. Osservare “la mutevole faccia del mondo” attraverso le lenti del ‘porsi il dubbio’, del ‘fare domande’ e del ‘tollerare di essere, a volte, privi di risposte’ che possano dirsi esaustive è un modus operandi che si rivela utile. Di fatto, è quel che apprendiamo passo dopo passo sulla via sempre in fieri della nostra individuazione (nota – Per Jung è il ‘divenire quel che si è’, un “processo di identificazione con se stessi” nel profondo e, contemporaneamente, una unione con “l’umanità di cui l’uomo è parte”, ma anche con il Tutto – Unus Mundus – Opere, XIV e XVI – Bollati Boringhieri). Accogliendo il transito ora e ancora ci ritroviamo sulla via dell’anima, proprio come la Psiche di Apuleio devota ricercatrice di Eros. Non si può parlare di amori antichi o moderni senza ricordare il mito dell’anima – ψυχή, psyché. *Psiche è una fanciulla così bella da far impazzire Venere di gelosia. Quest’ultima induce Eros – suo figlio – a rendere Psiche folle d’amore nei confronti della creatura più brutta che il dio riesca immaginare. Di fronte al fascino di Psiche, Eros si lascia prontamente intenerire, tanto da optare per un rapimento e far sì che lei si innamori di lui. Nasconde la giovane donna in un palazzo incantato e se ne prende cura. Servitori invisibili e meraviglie di ogni genere sono a disposizione della prescelta e le sue giornate trascorrono liete; dopo il tramonto, un misterioso e appassionato amante viene a visitarla senza che lei abbia la possibilità di svelarne il volto. Tanto tempo prima, un oracolo aveva predetto per Psiche un matrimonio terribile, un connubio bestiale e demoniaco. Incuriosita, la fanciulla si domanda chi sia questo innamorato che la tiene prigioniera e decide di scoprire se si tratti davvero di quel mostro. Nottetempo, armata di lanterna, contravvenendo al divieto e con il rischio di perdere per sempre quello sconosciuto e meraviglioso amante, Psiche svela l’arcano: un uomo perfetto giace al suo fianco. La curiosità della giovane è soddisfatta ma una goccia d’olio cade dalla lampada e sveglia di colpo il dio dormiente. Se l’orrore immaginato era in realtà lo stesso amore, ora questo si è dileguato. Occorreva attendere ancora un po’ di tempo. Il tempo debito. Il tempo giusto. La fretta non è mai una buona consigliera, si sa. Il viaggio di Psiche ha inizio là dove Eros non è più. Fatiche, strade impervie, prove difficili: quel che attende l’anima degli uomini e delle donne è un percorso di coscienza ed è una discesa agli inferi con ritorno, una necessaria conoscenza dell’inconscio. Quante volte abbiamo perduto il nostro dio Eros per colpa di un atteggiamento errato – e siamo stati costretti, dunque, a errare? Quel voler capire – e carpire – tutto e subito, incasellando i sentimenti in compartimenti stagni, non lasciando loro il tempo di svilupparsi, oppure l’esporre frettolosamente un amore all chiacchiericcio contemporaneo e alle opinioni – benevole o meno – degli altri? Lo perdiamo fuori, il senso dell’incontro tra Psiche ed Eros, in un rapido postare emozioni nei Social, nell’immediatezza del messaggio, nell’incapacità diffusa di attendere un secondo (tempo) e di sostare nel silenzio. La perdiamo dentro di noi, quella congiunzione possibile, l’occasione per andare a unificare il cosmo che racchiudiamo. Eppure, la Metamorfosi della coscienza sarebbe ancora narrazione possibile e attuale, nonostante lo spirito di questo millennio appaia, soprattutto a noi occidentali, così vorace, veloce, fugace. E allora, ecco, lo cerchiamo nel partner, Eros; lo chiamiamo a gran voce scorgendone i tratti in quel ‘simile ma diverso’ che desideriamo, che vogliamo avere al nostro fianco e dentro di noi. Sarà il dio dell’amore quell’Altro che bramiamo, nel quale abbiamo intravisto una parte di noi stessi?

*Valeria BM – in “Amori 4.0”, Alpes Edizioni

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La verità tra due lingue – Pascalejandro