– Il Fatto Quotidiano

È l’ennesima strage in mare quella avvenuta ieri sera al largo delle coste libiche.

Alarm Phone ha segnalato tre imbarcazioni in difficoltà: un gommone che si è ribaltato, un altro che, dalle informazioni raccolte, è stato riportato in Libia con i cadaveri di una donna e del suo bambino a bordo e una terza barca di cui si sono perse le tracce. Intervenuta sul posto, la Ocean Viking della ong Sos Mediterranée si è trovata di fronte all’ennesima tragedia nel Mediterraneo: “Abbiamo avvistato dieci corpi, ma il mare era molto mosso, impossibile ci siano sopravvissuti“, ha dichiarato Francesco Creazzo di Sos Mediterranée, con le vittime stimate che sono più di 100.

“Nel pomeriggio la nave My Rose ha avvistato il gommone, ci siamo avvicinati ed è stato come navigare in un mare di cadaveri. Letteralmente. Del natante restava poco, delle persone neanche il nome”, ha raccontato Alessandro Porro, Presidente della ong. Mentre Safa Msheli, portavoce dell’Oim, agenzia Onu, dichiara: “Gli Stati si sono rifiutati di agire per salvare la vita di oltre 100 persone”.

Affermazioni alle quali risponde Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera, che in un comunicato ha dichiarato: abbiamo “immediatamente allertato i centri di soccorso nazionali in Italia, Malta e Libia, come previsto dal diritto internazionale ed emesso diverse chiamate di soccorso sul canale radio marino di emergenza per allertare tutte le navi nelle vicinanze a causa della situazione critica e del maltempo”.

Il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, si rivolge direttamente agli Stati membri: ” I governi nazionali diano poteri e mandato all’Unione europea per intervenire, salvare vite, realizzare corridoi umanitari e organizzare un’accoglienza obbligatoria”.

Sorgente: Naufragio in acque libiche, ong: “Cento morti, un mare di cadaveri”. Onu: “Stati si sono rifiutati di soccorrerli”. Sassoli: “Paesi incapaci di gestire il fenomeno, lascino fare all’Ue” – Il Fatto Quotidiano