ALLA FRONDE DEI SALICI

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

SALVATORE QUASIMODO, dicembre 1944

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La lirica si ispira al salmo 136: durante la cattività degli ebrei in Babilonia, le guardie chiedono ai poeti di cantare. Essi rispondono di no, perché il canto esprime il sentimento. Hanno appeso le cetre alle fronde dei salici (gli alberi del pianto), essendo il loro popolo prigioniero. La lirica è dunque un cerchio, si apre e si chiude con le fronde dei salici, cui sono state appese le cetre. Una lunga interrogazione retorica (vv.1-7), in realtà una domanda, la cui risposta è negativa: noi poeti non potevamo cantare nell’Italia devastata dalla ferocia della guerra. Un climax ascendente, fino all’epigramma gnomico in chiusura.
La poesia si fonda sulle preposizioni, a partire dal titolo: alle dei con sopra, fra nelle sull’ di al d’ dei all’ della incontro al sul del alle dei per al., le quali reggono le quattro espansioni, quasi un filo che la percorre e la tiene insieme, mediante la catena delle metafore visive. Solo quattro i verbi; dominano i sostantivi e gli aggettivi (stile nominale), concreti e strazianti. Il piede straniero allude agli stivali dei soldati tedeschi; abbandonati regge tutte le proposizioni successive: nelle piazze, sull’erba dura ecc. Abbandonati nelle piazze: i corpi dei partigiani messi in mostra a mo’ di esempio; l’erba dura: anche la terra è raggelata dall’orrore; lamento: tenero e indifeso; l’agnello: simbolo dell’innocenza e del sacrificio (l’agnus dei della Messa) dei bambini (Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema); l’urlo nero della madre (la quale, frase relativa) sinestesia (udito/vista); crocifisso: in realtà impiccato, crocifisso richiama il Gòlgota; per voto: impegno solenne; lievi/triste: ossimoro tra il termine di valenza positiva e l’altro di valenza negativa. Lievi: inutili, la poesia non serve a consolare lo strazio., è affondata nel silenzio.
pubblicato da alessandria today di Pier Carlo Lava