Il monastero di Torba raro gioiello altomedievale, di Luciana Benotto

Luoghi, personaggi, fatti e leggende

Prezioso e raro gioiello dell’alta valle dell’Olona, tagliato fuori dal tempo per l’isolamento dovuto all’abbandono delle antiche strade che correvano lungo le sponde di questo fiume una volta attraversate da pellegrini e mercanti, il monastero di Torba, sopravvissuto all’urbanizzazione che caratterizza le aree circostanti del comune di Gornate Olona, continua a vivere sonnacchioso nella quiete dei verdi boschi del Varesotto.

Fu il FAI che nel 1977 volle la sua salvaguardia, il ripristino e la valorizzazione di questo complesso originario del V-VI secolo, affinché tornasse ad occupare il posto che gli spetta, e il suo recupero nel 2011 lo fece iscrivere nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Ma perché il monastero porta questo nome? Alcuni studiosi pensano che il vocabolo derivi dal latino turbus, che significa acqua torba (carbon fossile prodotto dall’alterazione di piante acquatiche); altri che voglia dire granaio o cascina, visto che il vocabolo appare con quella accezione in certe carte del XIII secolo; altri ancora pensano che fosse un nome attribuito a quelle località dove c’erano conventi occupati da eretici. Sta di fatto che, qualunque sia l’origine del toponimo, il complesso, composto da un monastero, una chiesa, un muro di cinta e una torre, posto com’è all’apice di un verde pendio protetto alle spalle da un colle boscoso, è davvero suggestivo.

Sopra a tutto spicca la possente torre in ciottoli di fiume dotata di feritoie, che ci narra come in origine qui ci fosse un accampamento militare. Ma già a partire dall’VIII secolo, periodo a cavallo tra la fine del regno longobardo e l’inizio di quello franco, divenne sede di un monastero femminile Benedettino, perdendo così la sua funzione difensiva e assumendo quella religiosa, che vide le stanze della torre venire affrescate da pitture affini per stile a quelle romane di quel periodo. Oggi di quei dipinti sono rimasti solo dei grandi frammenti, tra i quali sono riconoscibili, nella sala inferiore: parte di un santo, una monaca inginocchiata e altre due in preghiera, di cui quella a sinistra, dice una scritta, era stata la casta badessa Aliberga. Si suppone poi che al piano superiore fosse stata allestita una cappella sostituente la mancante chiesa, e tali ipotesi sarebbe suffragata dagli affreschi là presenti: quelli della parete est (dove probabilmente si trovava l’altare), che effigiano quattro martiri e Cristo seduto in trono con a fianco angeli, santi e apostoli;  quelli della parete sud che rappresentano una Madonna col Bambino fra santi, vescovi, diaconi e martiri e quelli della parete ovest con l’episodio detto Teoria di otto monache. Curioso il fatto che tre di esse abbiano l’ovale del volto privo delle fattezze, a presupporre che i lineamenti sarebbero stati inseriti solo alla loro morte e che otto era quindi il numero delle suore che lì vivevano. La vera chiesa, dedicata a Maria, venne invece eretta nel IX secolo e, ancora oggi, miracolosamente conserva rari e suggestivi affreschi di quel periodo.