TI HO SFIORATO

Ti ho sfiorato.
Inconsapevole.
e …
I tuoi occhi,
schegge di luna,
hanno scovato, rischiarato, lambito, scoperto
la mia anima.
Il tuo respiro
brezza di mare
ha sollevato la polvere
impalpabile e ostinata
si è confuso con il mio
confondendomi.
Le tue labbra,
petali carnosi,
hanno acceso il mio silenzio
Le tue mani
risacca
lenta e infinita
hanno disegnato

il mio corpo
per te.
Mi hai sfiorata.
Consapevole.
e…
i miei occhi
si sono nascosti
dentro la spuma del mare
per celare
la tempesta.

MARICA CINQUE.

Una poesia erotica: erotismo raffinato, che si esprime per allusioni, leggere, aeree, impalpabili, che fuggono il materico, e si lanciano verso una sorta di misticismo ascetico. Un percorso, in salita. La donna sfiora l’amato, senza ancora sapere di amarlo, mentre gli occhi di lui la scrutano nell’anima; lei sente il respiro di lui, una brezza di mare che ha dileguato la polvere ostinata; i due respiri si confondono; le labbra di lui ‘petali carnosi’ (sintagma memorabile, vagamente petrarchesco), hanno acceso il silenzio (sinestesia: vista/udito); le mani di lui hanno disegnato il corpo di lei, sfiorandolo; lei ha nascosto i propri occhi dentro la spuma del mare, per nascondere la raggiunta, da entrambi, estasi amorosa.