Per la seconda festa del lavoro da inizio pandemia ilfattoquotidiano.it dà voce a chi rischia di perderlo. Ci sono la commessa a cui la multinazionale delle profumerie ha annunciato che chiuderà i battenti, l’ambulante che ha rinunciato al banco gestito per 25 anni, l’assistente di volo che vive sulla sua pelle il disastro Alitalia, il ristoratore che viveva grazie alle cerimonie e non riesce più a pagare l’affitto. Ma anche gli operai travolti da delocalizzazioni e crisi aziendali irrisolte da anni che ora presentano il contodi Brusini, Del Corno e Galeotti | 1 MAGGIO 2021L’operaio che tra pochi giorni, a 60 anni, verrà licenziato perché l’azienda ha delocalizzato in Romania. Dopo averlo mandato a insegnare ai colleghi di Slatina come fare il suo lavoro. La commessa a cui la multinazionale delle profumerie ha annunciato che in Italia chiuderà i battenti. L’assistente di volo che vive sulla sua pelle il disastro Alitalia: la compagnia non ha i soldi per anticipare la cassa integrazione, così l’ultimo stipendio è stato di 90 euro. Il ristoratore che non riuscirà a riaprire e l’ambulante che al suo banco al mercato ha già rinunciato. Per loro questo Primo maggio, il secondo dall’inizio della pandemia, è un altro giorno di attesa e incertezza. Sono i lavoratori in bilico: alcuni sono in cig da più di tre mesi e l’Istat già li conta tra gli oltre 900mila disoccupati lasciati in eredità dal Covid, altri rischiano di diventarlo a breve visto che il blocco dei licenziamenti non può nulla davanti a fallimenti o cessazioni definitive dell’attività.Le sette storie raccolte da ilfattoquotidiano.it sono la punta di un iceberg: nella stessa situazione si trovano i lavoratori coinvolti nei circa 100 tavoli di crisi aperti da mesi ma più spesso da anni al ministero dello Sviluppo – tra loro i 400 della Whirlpool di Napoli, i 700 della ex Blutec di Termini Imerese, i 480 della Jabil di Marcianise – e quelli di aziende già in liquidazione come Air Italy o sull’orlo del fallimento come Cin. Insieme a loro tutti i dipendenti e gli autonomi che, dopo la seconda ondata di restrizioni anti contagio, rischiano di non farcela ad agganciare la ripresa.“Io, licenziato tra tre giorni a 60 anni. L’azienda si è spostata in Romania: qui siamo ricattati, lì sfruttati”Marcello Gostinelli è entrato nello stabilimento Pirelli di Figline Valdarno il 10 dicembre 1984, a 22 anni. È in cassa integrazione dal 2018 e da allora di lettere di licenziamento ne ha già ricevute tre. Il 4 maggio 2021, salvo sorprese, arriverà quella definitiva. Quasi 60 anni, una figlia da mandare all’università, lo aspettano “due anni di disoccupazione a 750 euro al mese”. Negli anni migliori a produrre la cordicella metallica per tenere insieme gli pneumatici erano in più di mille persone. Ne restavano poco più di 300 nel 2018, quando la multinazionale olandese Bekaert, che cinque anni prima aveva comprato la fabbrica e tutto il ramo d’azienda, ha comunicato l’intenzione di delocalizzare in Romania. “Fin da metà anni Novanta la Pirelli ci aveva mandati nei suoi stabilimenti in Est Europa a insegnare agli operai come fare i nostri prodotti”, racconta Gostinelli. “Ora la Bekaert ha trasferito la produzione là. Del resto io con i premi guadagnavo 1.700 euro al mese, contro i meno di 500 di un collega rumeno. Aggiungi che lì non c’è sindacato né vincoli sulla sicurezza… Se l’Europa non pensa a unificare i diritti, oltre alla moneta, qui saremo sempre ricattati e là sempre sfruttati“. In questi anni di cassa – e riavvio della procedura di licenziamento ogni volta che scadeva – 200 lavoratori sono arrivati all’età della pensione o hanno trovato un altro posto, lui e altri 119 no. “Nel 2019 abbiamo fondato una cooperativa per rilevare l’azienda, ma non ci hanno preso in considerazione. Poi ho provato a entrare alla Laika di San Casciano in Val di Pesa, alla catena di montaggio dei camper, ma non ero abbastanza veloce: alla fine del periodo di prova non mi hanno confermato”. A febbraio Regione, Cisl e Uil (contraria solo la Fiom Cgil) hanno sottoscritto un accordo in base al quale alla scadenza degli ammortizzatori, il 4 maggio appunto, Bekaert avrebbe licenziato. “Per noi è la fine. Abbiamo tutti più di 50 anni, io quasi 60. Abbiamo acciacchi. Non troveremo altro”. Il 30 aprile il tavolo al Mise è stato aggiornato proprio al 4 per un supplemento di riflessione.“In cig a rotazione dal 2010, ora siamo al capolinea. A 48 anni trovo solo contratti di pochi mesi”“A partire dal 2010 ci siamo decurtati lo stipendio, abbiamo rinunciato ai benefit, siamo andati in cig a rotazione: significa prendere intorno ai 1000 euro al mese solo se sei fortunato e hai gli assegni famigliari. Ma Whirlpool ha continuato a potenziare gli stabilimenti in Slovacchia e depotenziare quelli in Italia. Poi nel 2018 ha venduto a Embraco a Nidec e il nostro stabilimento, che era una punta di diamante, è rimasto fuori: hanno deciso di chiuderci”. Daniele Barbuto ha lavorato per metà dei suoi 48 anni nel rep

Sorgente: Primo maggio, le storie dei lavoratori in bilico. “Mi licenziano il 4 maggio: l’azienda si è spostata in Romania”. “L’ultimo stipendio? 90 euro”. “Non riesco a pagare l’affitto: il ristorante non riaprirà” – Il Fatto Quotidiano