Tu m’hai sì piena di dolor la mente,
che l’anima si briga di partire,
e li sospir’ che manda ’l cor dolente
mostrano agli occhi che non può soffrire.

Amor, che lo tuo grande valor sente,
dice: “E’ mi duol che ti convien morire
per questa fiera donna, che niente
par che pietate di te voglia udire”.

I’ vo come colui ch’è fuor di vita,
che pare, a chi lo sguarda, ch’omo sia
fatto di rame o di pietra o di legno,

che si conduca sol per maestria
e porti ne lo core una ferita
che sia, com’egli è morto, aperto segno.

GUIDO CAVALCANTI, Rime VIII

Sonetto di endecasillabi piani, rime ABAB ABAB CDE DCE. Ho riprodotto il testo dell’edizione di Domenico De Robertis, Einaudi 1986.
Cavalcanti è il più importante poeta dello Stilnovo, la gloria dell’amico Dante poggia soprattutto sulla “Commedia” (Contini). La donna amata da Cavalcanti è algida, lontana, inaccessibile perché trascendente, spietata. Il tu dell’apostrofe in punta di verso, rivolto alla donna, è insolitamente aggressivo (Contini).

Parafrasi: piena: riempita; si briga: si affretta; agli occhi: altrui; grande valore: forza; ti convien: devi; niente: avverbio, per niente; par: è evidente; udire: ascoltare; si conduca: sia mosso; a chi lo sguarda: lo fissa intensamente; maestria: artificio; è morto: è stato ucciso; aperto segno: evidente.
Tema della lirica Eros e Thanatos: l’amore che porta la morte. La distruzione dell’innamorato riguarda tutto l’essere biologico: mente anima cuore occhi. L’io si dissocia, diviene un automa, che si muove solo grazie al congegno creato dall’artefice.

foto wikipedia
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