SENSI DELL’ARTE – di Gianpiero Menniti

VINCITORI E VINTI

Il “Galata morente” è una scultura in origine bronzea, risalente al 230-220 a.C., oggi conservata nei musei capitolini in copia marmorea. 

Appartiene al filone ellenistico della cosiddetta arte pergamena, espressione della retorica degli “attalidi”, la dinastia di Pergamo, uno dei regni alessandrini eredità della stupefacente impresa del grande re macedone. 

Si ritiene che fosse stata commissionata ad un artista di corte, Epifano, dal sovrano dell’epoca, Attalo I, quale rappresentazione inserita in una più ampia scenografia costituita dal gruppo votivo destinato al santuario di Atena Nikephoros sull’Acropoli di Pergamo: un gruppo celebrativo della vittoria conseguita contro i galati (galli) e destinato a consacrare il valore conquistato sul campo dalla dinastia regnante.

In effetti, la figura del guerriero sconfitto, giacente, vestito del solo “torquis” legato al collo, è a ben vedere un atto di esaltazione dei vincitori in una duplice ed essenziale evidenza: il guerriero è nudo, senz’armi, umiliato e consapevole, sconfitto, schiacciato da una forza che non ha paragoni per implacabilità. 

Nello stesso tempo, la sua compostezza, l’armonia stilistica del suo giacere è la rappresentazione impareggiabile del contraltare di quella forza incombente e inarrestabile: la fragilità, la debolezza. 

L’atteggiamento del vinto esibito è lo strumento di propaganda più intenso che si possa immaginare. 

Morente? 

Forse no. 

Per il galata, la morte è già nell’arrendevolezza imposta che lo fa giacere a terra, quasi incredulo, il capo piegato in un’espressione di profonda rassegnazione e riflessione. 

Il galata non è morente nella dimensione materiale ma in quella dello spirito guerriero annichilito che toglie respiro alla dignità del combattente, lo prostra fino alla consapevole e amara constatazione di una debolezza mai supposta e che adesso è costretto ad accettare.

Anche questa è l’arte ellenistica: celebrazione dei vincitori attraverso il pathos degli sconfitti.