LA CUCITRICE

L’alba per la valle nera
sparpagliò le greggi bianche:
tornano ora nella sera
e s’arrampicano stanche;
una stella le conduce.

Torna via dalla maestra
la covata e passa lenta:
c’è del biondo alla finestra
tra un basilico e una menta:
è Maria che cuce e cuce.

Per chi cuci e per che cosa?
un lenzuolo? un bianco velo?
Tutto il cielo è color rosa, rosa e oro, e tutto il cielo
sulla testa le riluce.

Alza gli occhi dal lavoro:
una lacrima? un sorriso?
Sotto il cielo rosa e oro,
chini gli occhi, chino il viso,
ella cuce, cuce, cuce.

GIOVANNI PASCOLI, Myricae 1896

La poesia, pressoché sconosciuta, descrive un interno domestico, con Maria, la sorella minore di Pascoli, che cuce.
Quattro strofe di 5 versi l’una, di ottonari; rima alterna: ABAB; gli ultimi versi di ciascuna strofa rimano tra loro: conduce, cuce, riluce, cuce.
La valle è nera perché è ancora notte; ‘la covata’: i bambini, paragonati ai pulcini del nido, che tornano da scuola; ‘biondo alla finestra’: Maria era bionda; ‘rosa e oro’, i colori del tramonto; ‘lagrima/sorriso’: ossimoro; ‘cuce’ replicato 6 volte.