Federica Vanossi: Esistono luoghi che racchiudono i ricordi

Esistono luoghi che racchiudono i ricordi di un periodo che ci ha visto crescere, amare, perdere qualcuno di caro o semplicemente sperare che il tempo scorresse veloce fino alla data di partenza.

Esistono luoghi in cui amiamo tornare ed altri che rinneghiamo, per non riportare alla memoria un dolore che dovremmo osservare con distacco perché passato. Eppure non è forse vero che ciò che non abbiamo elaborato, superato o trasformato, non si getta nel cestino dei rifiuti? Insomma, è concepibible che si allontani dai pensieri quotidiani una vallata, lo scrosciare di un ruscello o qualche macchia di genziane, se riportano a numerosi soggiorni di rabbia, rancore, irritazione spesso sul bordo dell’odio, benché ricamato dall’ingenuità di un bambino che ne mitiga la forza negativa?

Facile contrapporre un locus amoenus di mare, magari lontano, che risuoni soltanto di calma, serenità, gioia, beatitudine e conforto; sovente ritorna alla mente quello scacciato nel purgatorio della dimenticanza forzata e un giorno decidi di tornare, quando non esiste più chi ti ha ferito, ma neppure chi ti ha amato. 

Madesimo ha visto me e mia sorella Alessandra sempre in lacrime-

Detestavamo stare lontane da casa e con una nonna che di amore ne aveva finito le scorte e non ne conosceva il sapore.

Eppure, leggendo i diari di mio padre e comprendendo quanto amasse la Valtellina e quella casa di villeggiatura, ho cercato di scavare con una paletta immaginaria per trovare qualche nota armonica e poter assaporare la stessa bellezza che vedeva lui.

Una passeggiata in fondovalle, e poi su a perdifiato sulla mulattiera che porta chissà dove. Ricostruisco i percorsi, osservo il lago che mi raccontava mio padre e siedo nel silenzio, o mi distendo su un letto di rododendri. 

Non sento la solitudine e neppure l’ira; ascolto l’acqua liscia e frizzantina come l’aria, un’emozione ancora disciplinata ma pur sempre viva e pochi pensieri di nostalgia, qualche fringuello di passaggio e come scriveva un bimbo di quasi un secolo fa, un piccolo a cui somiglio, “misuro la distanza di un volo di scricciolo fino alla sua sosta su di un ramo”

Attendo che spieghi nuovamente le ali e sono pronta a lasciar andare l’odio, così si fa posto per l’amore imperfetto che respingevo fuori dalle montagne della Valtellina e che ora infrange la diga all’ingresso del paese per fluire senza ostacoli e seguire i miei passi.