Racconti. Gregorio Asero: LA TOLLERANZA E L’INTOLLERANZA

LA TOLLERANZA E L’INTOLLERANZA

L’argomento sulla tolleranza è un argomento profondo e complesso. Per tolleranza si intende: la capacità fisica o spirituale di sopportare, ammettere o accogliere idee e aspetti diversi dai propri, dimostrare tolleranza per gli errori o difetti altrui anche quando li si deplori.

Oggi in nome di dottrine religiose, principi etici, concezioni del mondo diverse, pregiudizi ingiustificati, gli uomini lottano e si aggrediscono fra loro, spesso con ferocia; e questa è l’altra faccia della medaglia: l’intolleranza.

Esistono poi forme di intolleranza come quelle che nascono da pregiudizi di casta, di classe sociale, di corporazione, in pratica di discriminazione.

L’uomo è un essere naturalmente tollerante, l’intolleranza è un fattore culturale che si acquisisce con l’educazione (o meglio con la mal-educazione).

Si può dire che si viene educati ad essere intolleranti.

Alla radice dell’intolleranza c’è, però, una base psicologica in quanto se una cosa avviene deve avere la sua ragione.

In genere, l’uomo è sufficientemente tollerante con gli altri gruppi di uomini finché questi non invadono in qualche modo il suo spazio vitale.

Quando, per le più svariate ragioni lo spazio diminuisce, il disagio che prova l’uomo può essere proiettato con intolleranza.

E’ normale che un uomo conosca meglio le caratteristiche del gruppo di uomini cui appartiene rispetto agli altri: io conosco molto bene la mia famiglia, conosco meno bene i miei amici, ancor meno i conoscenti, ancor meno quegli uomini che sono fuori della mia città, della mia nazione e così via.

In questo processo, man mano che gli altri si fanno più lontani, meno ci coinvolgono.

In sostanza, per fare qualche esempio, la gente comune non si scandalizza se qualcuno afferma che gli “altri” sono tutti ladri. Il punto è che l’altro viene spogliato di qualcosa: dell’onestà, dell’intelligenza ecc.

Se facciamo attenzione, tutte le propagande di guerra sono volte a deumanizzare l’altro. Cioè l’altro viene mostrato come un mostro, come una bestia, questo perché si sa benissimo che se noi riconosciamo nell’altro una persona come noi, non l’aggrediamo più.

Ma anche nella vita di tutti i giorni! Ad esempio, un primo gradino della de umanizzazione, apparentemente molto innocente ma di fatto pericoloso, è il pregiudizio.

Nel pregiudizio noi in pratica giudichiamo tutti coloro che vediamo da una semplice occhiata e come se giudicassimo il libro da una copertina.

Quindi il pregiudizio, che apparentemente sembra molto banale, è il primo scalino di questo processo di de umanizzazione dell’altro.

Come fare per divenire tolleranti? Bisogna mettere in moto un processo di educazione e di autoeducazione.

Bisogna armarsi di pazienza perché grande è il lavoro da fare per eliminare i pregiudizi che insorgono da tutto ciò che ci circonda.

Bisogna educarsi alla solidarietà, attraverso un processo di condivisione con l’altro.

Cercare di conoscere meglio gli altri, informandoci sulla loro cultura, religione, apprezzandone le qualità.

Pertanto, la conquista dell’ideale della tolleranza da parte di tutti gli individui sulla terra è ancora una meta lontana ed ardua da superare dove tutti noi dovremmo aiutare il prossimo, interessarci sugli avvenimenti che accadono nel mondo non solo qui in Italia.

Gregorio Asero