Vaticano contro il ddl Zan, Letta: "Pronti al dialogo, ma sostegno convinto  alla legge". Telefonata tra il segretario Pd e Di Maio - Il Fatto Quotidiano

Dal DDL Zan ancora una riflessione sul metodo

Dalla legge del più forte alla legge della curva da stadio il passo è breve.

Nelle curve ultras non sono mai stato, ma mi immagino ambienti in cui sono vietate le opinioni, non esistono sfumature, ma esiste un codice binario di appartenenza o meno rispetto al quale una forma qualunque di dissenso dall’imperativo dominante non è una opinione diversa, ma un crimine verso il gruppo: un gruppo che rappresenta, nell’inconscio della curva, la totalità.

Gli altri non ci sono, non esistono opinioni diverse, ma esistono i nemici: se dissenti non la pensi diversamente, sei un nemico.

Ora nel paese che pattugliava le spiagge con gli elicotteri e le vie con i droni si strilla all’attentato alla libertà di scelta perché la Chiesa Cattolica ha manifestato alcune perplessità su alcuni punti di una complessa proposta di legge: chiaramente una proposta di legge importante che, giustamente, accende gli animi e gli entusiasmi, e che chiaramente dovrebbe poter accendere discussioni civili, pacate e lunghe riflessioni; dovrebbe, ma non in Italia.

Si tratta del discusso DDL Zan che riempie molte bacheche di sostenitori con entusiastici commenti e intelligenti riflessioni, molte bacheche di sostenitori con aggressivi aut aut, molte bacheche di perplessi con accorate riflessioni, molte bacheche di avversari con insulse e grette accuse.

Non voglio entrare nel tema del DDL Zan, perché, ancora una volta, mi interessa parlare di metodo del dibattito più che intervenire nel dibattito stesso (se possiamo definire dibattito l’essere accusato di ogni grettezza se sollevi obiezioni e di ogni bassezza morale se lo appoggi).

La Chiesa ha espresso alcune perplessità sui contenuti del discusso disegno di legge e ha anche, forse, agito d’impulso commettendo un errore strategico con il ricorso alla diplomazia internazionale, ma, probabilmente, quel ricorso aveva il solo scopo di aumentare il tempo della riflessione, perfezionare il testo e fare quello che la politica da anni non riesce quasi mai a fare ovvero mettersi intorno a un tavolo e discutere con argomenti e non per imperativi.

Le accuse di attacco alla sovranità del Parlamento dell’intervento della Chiesa in questa occasione in un paese che negli ultimi due anni (con tendenza in aumento) ha di fatto delegato all’Esecutivo le scelte fondamentali sono imbarazzanti e ridicole.

Fatta la premessa un conto è rigettare con fermezza il rifiuto aprioristico del DDL Zan con le motivazioni millenaristiche nazistoidi che non sono mancate nei social e nei media, ma un altro è rifiutare qualunque messa in discussione del testo e vietare l’espressione di un argomento di dissenso.

Intervenire nel dibattito come Organizzazione Sociale presente nella società italiana non significa imporre alcunchè, né prevaricare nessuno e né tantomeno impicciarsi. Significa fornire il proprio contributo al dibattito sapendo di ottenere voci concordi e voci discordi.

Per i sostenitori del DDL o in prima versione o morte vi erano due modi di reagire alla critica della Chiesa: rispedire la critica al mittente e confermare legittimamente il proprio indirizzo politico trovando in Parlamento la forza per l’approvazione senza emendamenti oppure insultare la Chiesa, all’improvviso tornata retrograda, impicciona e evasore. Se è d’accordo bandierine bianche e gialle, se non lo è “dagli a Torquemada”.

L’On. Zan ha garbatamente ribadito e argomentato le sue opinioni e la convinzione nell’opportunita’ dell’iniziativa che porta il suo nome, alcuni suoi supporter sono passati all’insulto con la stessa rabbia che dicono di voler debellare con l’approvazione incondizionata del provvedimento normativo.

Spesso si legge “non ho nulla contro Dio, mi preoccupa il suo fansclub”, ecco, buona parte di chi tira fuori questo adagio o simili ogni volta che qualcuno dice una cosa diversa dalla sua opinione è proprio parte di quel fans club. Si chiama massimalismo.

Non c’era nessuna necessità di tirar fuori un impolverato anticlericalismo, oserei dire che in certi ambienti ci sarebbe più urgenza di tirare fuori un impolveratissimo operaismo, data la difficoltà a gestire la sicurezza sul lavoro: intasata di norme e deragliata nella gestione, dato il proliferare di contratti di lavoro incompatibili con il costo della vita, dato il proliferare di economisti che si definiscono liberal o socialdemocratici che sostengono che sei euro l’ora siano una paga più che sufficiente, dato che l’imposizione fiscale per i monoreddito, specie se autonomi, è di difficile gestione e non ha conosciuto sconti nemmeno in tempo di pandemia.

Ci sono molti temi italiani di cui la Chiesa si è impicciata (avendone pieno titolo perché esprimere una pacata opinione dovrebbe essere garantito) e per di più avendo ragione, sui temi del lavoro, della equità sociale, della solidarietà. Non solo non è stata criticata, ma è stata anche la voce più forte e che maggiormente si è esposta in difesa degli ultimi.

All’improvviso è rispuntata l’evasione e l’IMU omettendosi di ricordare la Caritas, i missionari, le porte aperte delle Parrocchie, forse non tutte, ma molte e quelle chiuse perché manca fisicamente un prete che possa aprirle.

Non va dimenticato che non vi sono solo frustrati bigotti e piccoli nazisti a porre l’opportunità di integrazioni al disegno di legge, ma anche persone laiche, dentro al mondo solidale e di Sinistra.

Il tema di questo contributo non è “ddl si” o “ddl no”, ma una analisi dei metodi di discussione e di recupero del rispetto per l’opinione altrui quando questa è espressa con i toni e gli argomenti propri di una discussione, perché le perplessità esposte dalla Chiesa sono opinabili, non abusi quando sono contrari a quello che si pensa e interventi confermativi quando sono favorevoli.

Nessuno è depositario della verità assoluta, se persino i cattolici hanno rinunciato alla rassicurazione dell’infallibilità del Papa anche i sostenitori di un complesso e importante corpo normativo alla prima proposizione possono accettare l’evidenza di non essere gli unici detentori dell’antirazzismo in ogni sua espressione, ovvero possono realizzare che chiunque non abbia una visione completamente sovrapposta alla propria non sia un nemico con una visione antitetica.

Il nemico, infatti, è un altro ed è un mostro tricefalo composto dal razzismo, dall’odio in tutte le sue riprovevoli forme e dalla discriminazione, ma se si arriva a odiare chiunque, anche solo parzialmente, dissenta, il nemico ha già vinto.

Una proposta di emendamento di un partito gli è costata la derubricazione a forza reazionaria, la Chiesa ha opposto un punto di vista e Francesco (proprio Francesco) è diventato Bonifacio VIII.

I preti insieme agli ultimi sono spariti da alcune bacheche e sono ricomparse le Porpore nei palazzi del Cinquecento, le stesse bacheche e qui sta il problema.

Non è forse questa violenza non dissimile da quella che si vuole, con assoluta condivisione, combattere e condannare?

Torneremo a parlarci o continueremo a urlarci in faccia?

Un’ultima nota, specie grazie a questo Pontificato il diritto umano inviolabile dell’esistere come si è non è messo in discussione dalla Chiesa: Francesco si è espresso con coraggio guadagnandosi l’odio di molti, anche di chi dice di professare una Fede che aborre quell’odio, proprio quell’odio che persone come l’On. Zan tentano seriamente di combattere.

L’obiettivo da porsi è un Paese in cui in ogni ambito della società, etnia, genere o tendenza sessuale siano un argomento al pari del colore degli occhi. Per arrivarci la strada è culturale.

Molti dei contenuti del disegno di legge hanno chiaramente l’intenzione di porre il percorso culturale come linea guida, ma è anche possibile che un’integrazione maggiormente condivisa del metodo per imboccare il percorso ottenga più facilmente il risultato voluto e condiviso.

Il nemico tricefalo esiste e va combattuto, ma con armi diverse dalle sue.