L’accendino

Lo stato di grazia della lavagna,
imparata la lezione,
il rumore assordante del microfono spento.
Nella linea di confine del silenzio
rimangono le macerie o le cattedrali,
forse piccole capanne.
Come capire nel furente sciame metropolitano, dove il senno è una birra bevuta in fretta,
stordimento, a volte mal di pancia.
Accosto l’orecchio ad ogni impalcature
e ascolto, ascolto
fin dove sento un piccolo cuore, il piccolo tamburo,
miserello per carità, non è più tempo di gran casse.
Io scrivo, scrivo, come un pennino intinto nel limone.
Scrivo versi che sembrano epitaffi su tombe di fortuna.
Basterà un accendino sotto il foglio, per leggere o bruciare.
Memoria o tabula rasa.

Tania Di Malta
06-07-2021