Alle soglie di un nuovo successo per un premio ambitissimo, “Strega”, vorrei menzionare il premio del 1976, quando una ormai quasi dimenticata, Fausta Cialente (censurata dal potere fascista per il suo romanzo d’esordio Natalia, pubblicato in Italia dopo la guerra), stravinse con il suo romanzo biografico “Le quattro ragazze Wieselberger”.

E’ un romanzo ambientato ai primi del ‘900 in una città non ancora italiana, Trieste, dove in una famiglia borghese nascono successivamente quattro ragazze, Alice ,Alba, Adele e Elsa , quest’ultima a differenza delle altre non ha il nome che inizia per la “a” ma è l’unica di cui sappiamo il motivo del suo nome, infatti è voluto dal proprio padre in onore all’eroina dell’opera Lohengrin di di Richard Wagner a cui il signor Wieselberger era intervenuto alla “prima” e in quanto maestro di musica ne era rimasto affascinato.

La narrazione si dipana sulla vita giornaliera di questa famiglia, soprattutto sulle quattro signorine, ma si svilupperà poi soprattutto su Elsa ( che sarebbe la madre dell’autrice) attraverso quattro generazioni e dove la Cialente sottolineerà quel qualcosa che la classe borghese pare cieca , un odio (che pare quello attuale) pervade e si intrufola subdolamente nella Trieste. Una vera forma di razzismo (che non è poi tanto dissimile da quello odierno),verso i “diversi” che non sono tali soltanto per razza, religione, civiltà o sesso ma soltanto per provenire da città differenti.

E’ un romanzo che inonda sia musicalmente che socialmente, e che ci presenta anche personaggi del periodo che sono poi abituali e comuni “amici” di famiglia come Puccini, Verdi, Boito, e un certo industriale di vernici sottomarine, Ettore Schmitz, non ancora conosciuto Italo Svevo.

Un occhio attento e deciso da parte della scrittrice anche sulla condizione della donna, che è spesso costretta a rinunciare ad una carriera per un matrimonio , matrimonio che poi per il nome e rispetto dei figli, sempre la donna, dovrà tenere insieme, pur sapendo delle gesta alquanto libertine dei propri mariti.

Un libro per me assolutamente moderno, attuale e interessante.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web : Copertina del libro