Covid, egoistico individualismo e dottrina sociale della Chiesa

Una verità inquietante sta venendo alla luce e sta interessando le valutazioni di parecchi media e scrupolosi osservatori, soprattutto non ottusamente partigiani: un rapporto dell’Organizzazione mondiale  della sanità (Oms), dopo studio puntuale conclude che il disastro sanitario, economico e sociale della pandemia avrebbe potuto essere evitato. Sarebbero bastati interventi globali più puntuali e tempestivi, mentre troppi Paesi coinvolti “hanno sottovalutato (parole del rapporto) e screditato la scienza”, hanno negato la malattia e il pericolo imminente con conseguenze che si sono fatte e continuano a farsi letali. Ancora una volta è mancato e manca un “governo del mondo”, al punto che, nonostante i disastri in corso d’opera, non si pensa a rafforzare il potere “Oms”, almeno permettendole di pubblicare adeguate informazioni sulle potenziali pandemie, senza sottostare ai pareri e ai permessi dei Paesi coinvolti e alle loro condizioni, in una logica nazionalistica del tutto priva di riferimenti scientifici. Dalla sottovalutazione del pericolo si è così arrivati alla deriva di quattro milioni di morti, alla devastazione dell’economia del mondo e alla prospettiva inquietante di un futuro ancora privo di credibili uscite dal tunnel.

Purtroppo, tutto questo non ha, per ora, sortito consapevolezze adeguate a una correzione di rotta. In effetti c’è stato un percorso virtuoso nella scoperta di vaccini rassicuranti, pervenuti sul mercato farmaceutico con una velocità inedita e impressionante. Subito però si è letteralmente crollati nella distribuzione squilibrata delle relative vaccinazioni a livello mondo. Non solo, ma, se a tutto il mese di maggio solo il 10% circa della popolazione mondiale aveva ricevuto almeno una dose di vaccino, ben 80% delle succitate somministrazioni erano state riservate a sole 10 nazioni del cosiddetto mondo “sviluppato”.

Farei intanto alcune osservazioni, solo per sintesi di quanto tutti ormai ammettono. Intanto c’è il problema dei no vax conseguenza di una mentalità egoistica e di una cultura individualistica i cui danni e, per svariati motivi, è sotto gli occhi di chiunque voglia vedere. Nello specifico mi limito a dire quanto segue. Se soffri di malattia che non infetta potresti anche essere libero (anche qui col condizionale) di non curarti, ma se rischi col tuo comportamento di portar danno a intere popolazioni, cadi nella responsabilità di un egoismo imperdonabile. E, su questo tanto basti.

Vengo alla squilibrata distribuzione dei vaccini. In questo ulteriore specifico, gli egoismi sono strutturali. Non voglio dilungarmi su ciò che tutti finalmente ammettono: per ragioni di profitto e di mercato si producono le dosi compatibili, non alla necessità delle popolazioni del mondo, ma agli interessi delle case farmaceutiche e degli Stati padroni dei rapporti internazionali. Tutto questo, collegato alla precedenza accordata ai cosiddetti Stati più forti (qualcuno oserebbe dire più civilizzati!) completa il disastro che sta sotto gli occhi di tutti, mentre si prende atto che il virus, privo di preoccupazioni di confine, se non viene sconfitto o almeno controllato nei Paesi più poveri, continuerà a produrre varianti che potrebbero “bucare” anche i vaccini disponibili. Si prende atto, ma non si traggono adeguate conseguenze sia sul piano etico, sia sul piano più strettamente sanitario e di sicurezza dalla pandemia, la quale essendo tale (pandemia!) o come tale si sconfigge, o come tale rimane. Qui le “furbizie diplomatiche” fanno cilecca e le leggi di mercato fanno disastri proprio perché stanno imponendosi senza regole di rispetto per la persona e per i popoli della terra.

E arrivo a un ultimo punto; ci arrivo dal punto di vista di una pubblicazione come la nostra che non può ovviamente ignorare l’insegnamento sociale della Chiesa. Ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, ma sarebbe opportuno che tutti riprendessimo in mano alcuni testi fondamentali e ne facessimo tesoro, anche per chi vive un Cristianesimo privo di riferimenti al concreto della Parola di Dio. Ora, è ben noto che la Chiesa ha sempre considerato il diritto di qualsivoglia proprietà condizionato dal diritto alla vita e alla dignità della persona umana e delle comunità legittimamente riconosciute. Mi permetterei di aggiungere, per il caso nostro, anche della proprietà, sia pure legittima o semplicemente legale, dei brevetti.

Ora, con rifermento alla “tradizione cristiana” nella “Laborem Exercens” (1981) si precisa che qualunque diritto di proprietà “…non è qualcosa di assoluto…dal momento che si considera subordinato al diritto dell’uso comune, alla destinazione universale dei beni”; figuriamoci quando il bene è quello della salute e della vita!. Fa bene Giovanni Paolo II a richiamare la “tradizione cristiana”, tanto che se ci limitiamo agli ultimi due secoli, già nella “Rerum Novaruim” Leone XIII condizionava la libertà dei contratti a una dignità salariale per le parti più deboli, le quali, se soccombenti a fronte dell’impresa, restavano vittime di illecito morale. Peraltro facendo sintesi di un pensiero particolarmente consolidato, il “compendio della dottrina sociale della Chiesa” al punto 478, proprio sullo specifico della nostra questione, stabilisce che, “…Gli imprenditori e i responsabili degli enti pubblici che si occupano della ricerca, della produzione e dei commerci dei prodotti derivati dalle nuove biotecnologie devono tenere conto non solo del legittimo profitto, ma anche del bene comune” E questo per ogni tipo di attività economica, ma soprattutto quando si tratti di questioni che hanno a che fare con l’alimentazione, la medicina e la salute.

Sarebbe bene che tutti rispolverassimo un certo pensiero confrontandolo dialetticamente, ma con convinzione e, prioritariamente con adeguata conoscenza. Si tratta di un dovere di informazione anche per i Cristiani; facciamo pure pellegrinaggi e devozioni, soprattutto quando non ne approfittino per i vantaggi delle elemosine che ne conseguono (era raccomandazione di Benedetto XIV Lambertini, papa dal 1740 al 1758: vedete un po’ quanto sono conservatore!), ma ricordiamoci anche della Parola di Dio e dell’insegnamento della Chiesa.