Luoghi, personaggi, fatti e leggende

di Luciana Benotto

I giochi di una volta, quando i bambini si divertivano con poco

Oggi molti bambini giocano da soli, o meglio, giocano con il computer al chiuso delle loro stanzette (e il covid non ha fatto che peggiorare la situazione); i giochi e le relazioni con i coetanei sono relegati all’ambito sportivo: al corso di nuoto, di danza, di musica o a scuola. Ma questi sono momenti finalizzati al conseguimento di un obiettivo specifico, mentre il gioco è un’attività improduttiva, piacevole e spontanea che rappresenta, a tutti gli effetti, un’interruzione delle attività quotidiane e consente di divertirsi facendo cose che ci piacciono veramente. I bambini di oggi forse non si divertano più come quelli di una volta, che giocavano liberi nei cortili, nei prati e nelle strade senza automobili, e si svagavano con niente, semplicemente lavorando di fantasia. Andiamo quindi a riscoprire i giochi semplici dei tempi andati, senza la pretesa di ricordarli tutti.

Ruba bandiera

Due squadre di ragazzi di disponevano dietro ad una riga tracciata con un bastone, e al segnale convenuto, correvano verso un rettangolo di stoffa che simboleggiava la bandiera, tenuto da uno di loro a metà strada tra i due gruppi. Chi arrivava prima e la riportava al punto di partenza realizzava un punto per la propria squadra.

La corda

Gioco tipico delle bambine che consisteva nel tenere tesa alle due estremità, mentre un’altra  saltava nel mezzo e non doveva inciampare, ma anche praticato singolarmente a volte incrociandola per rendere più difficile la cosa.

Rialzo

Tutti i posti più alti dal terreno andavano bene per non essere acchiappati da chi aveva il compito di prendere quelli che avevano i piedi per terra. Le prede gridavano arivivis quando scendevano da scalini, inferriate, muretti, dando così la possibilità all’inseguitore di acciuffare qualcuno; ma se quelle raggiungevano di nuovo un rialzo, gridavano: arimortis a dire che erano in salvo. Chi veniva catturato prendeva il posto del cacciatore.

Il giro d’Italia

Si preparava una pista nella terra con curve e rettilinei, dentro cui si lanciavano le bilie che potevano essere di terracotta o di vetro colorato. Vinceva chi arrivava prima al traguardo, magari dopo aver doppiato l’avversario.

Nascondino

Era un gioco nel quale si faceva prima la conta, per vedere chi doveva coprirsi gli occhi col braccio appoggiato al muro, contare sino a dieci, e cercare gli altri che nel frattempo si erano nascosti. Chi veniva scoperto e non faceva in tempo ad arrivare al muro gridando tana!, sostituiva quello che prima aveva fatto la conta.

Le monete

I giocatori disponevano delle monete a terra, poi prendevano dei sassi della giusta dimensione e li lasciavano cadere uno alla volta sulla moneta che desideravano colpire. Chi riusciva a far saltare il soldino, vinceva la mano. Si tratta di una variante contadina del più noto gioco delle pulci.

Il mondo

Col gesso si disegnava un rettangolo sul pavimento del cortile o sul marciapiede, dentro cui si tracciavano delle righe a formare otto-dieci caselle. Poi a turno si lanciava un sasso piatto all’interno del perimetro e si saltava su un solo piede per andare a recuperarlo, facendo attenzione a non calpestare le righe, altrimenti si perdeva il turno. Quando lo si era recuperato si poteva proseguire con due gambe. La difficoltà consisteva nel fatto che inizialmente il ciottolo lo si doveva buttare vicino e poi, sempre più lontano. Era questo un gioco molto amato dalle bambine.

La bella lavanderina

Era un girotondo in mezzo al quale una bambina o un bambino, che mentre gli altri giravano attorno, eseguiva quello che dicevano le parole della filastrocca: “La bella lavanderina che lava i fazzoletti per i poveretti della città. Fai un salto. Fanne un altro. Fai una giravolta. Falla un’altra volta. Guarda in su. Guarda in giù. Dai un bacio a chi vuoi tu”. Il prescelto prendeva quindi il posto nel centro.

E non dimentichiamo poi i giochi a palla: avvelenata, tra due fuochi, palla nome…

Quelli appena descritti sono i cosiddetti giochi di movimento, ma c’erano anche quelli definiti di drammatizzazione, vale a dire quelli in cui si interpretavano personaggi quali la mamma e il papà, oppure indiani e cow boys, o si facevano i bottegai, come mi ha raccontato una signora ottantenne, dicendomi che per esempio, prodotti quali il mais, la farina, il pane, erano sostituiti negli improvvisati negozi, da sassolini, sabbia e sassi di varia misura. Diversamente da oggi, che i giochi sono tutti preconfezionati, i bambini di una volta usavano l’immaginazione. Immedesimarsi nei personaggi amati o negli adulti, serviva ad acquisire modelli di comportamento adeguati al contesto sociale nel quale erano inseriti. Oggi invece, la solitudine e la competizione alla quale sono spinti dai nuovi modelli sociali, creano nel tempo adolescenti problematici, che tendono a non rispettare le regole, che pensano di risolvere i loro problemi stordendosi nelle discoteche, usando droghe, guidando il sabato notte a velocità folli credendo di essere immortali, perché non sanno distinguere in confine tra realtà e immaginazione. Gli esperti sostengono, infatti, che una delle cause di questi comportamenti, è proprio la mancanza di buoni rapporti ludici durante l’infanzia.