CONVERSAZIONE CON IL PROF. PIETRO LUIGI GARAVELLI

Delle tante cose interessanti emerse in questa preziosa conversazione voglio sottolineare una frase pronunciata dal dr. Garavelli: “La scienza deve avere l’umiltà di mettersi sempre in gioco. Io sto vedendo in questo paese tanta tanta arroganza”. 

Credo che questa sola frase racconti lo spessore dell’uomo e del professionista. Tra tanti caporali di giornata e di regime, è un piacere poter ascoltare Garavelli. In questi tempi bui, in cui la tv è occupata da scienziati che vendono dogmi, credo che si possa trarre un qualche ammaestramento anche solo da quel evocare la parola umiltà. 

L’umiltà, come è noto, è una virtù e nulla ha a che fare con la modestia. Mi auguro che questi 40′ vengano ascoltati anche da qualche ex liberale divenuto stalinista (o forse lo sono sempre stati, stalinisti intendo), che si riempie la bocca con la parola scienza. 

Quale scienza, vorrei chiedere? Buon ascolto. Di Maurizio Bolognetti Mio commento. Non amo parlare delle mie cose. Ma alla fine della intervista di oggi sentirete la mia amarezza per un articolo “al vetriolo” comparso su “Lo Spiffero”, un sito di cronaca varia piemontese, a commento del Cavalierato assegnatomi in questi giorni. 

Avrei sicuramente condiviso questo onore con tutti i miei Collaboratori, Diego Brustia, Antonella Rossati, Claudio Nebbiolo, Olivia Bargiacchi, Ambra Barco, Francesca Rinaldi e Marco Sciarra, che più di me si sono impegnati sul campo. Ma la “matrigna” Novara si è dimenticata del Loro contributo. 

Almeno la “materna” Alessandria, la mia Città,  mi ha ricordato grazie al Sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco. Sono tutti ricordati nella intervista. 

Novara non solo “matrigna”, ma anche fonte del mio infortunio, perché per nequizia questo inverno non fu tolto il ghiaccio in Ospedale causa della mia caduta e delle lesioni alla gamba destra con il lungo infortunio che mi sta ancora costringendo a casa e mi lascerà degli esiti permanenti. 

E che io e soprattutto i miei Collaboratori abbiamo curato tutti, non solo i Novaresi e gli Alessandrini. Ma la riconoscenza non sta in alcune persone, con la “p” minuscola.

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